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12 Maggio 2021
Ultima modifica: 12 Maggio 2021 ore 09:14

A Palazzo Madama torna la combattente Lina Merlin

Prima senatrice donna, ha partecipato alla stesura della Costituzione e combattuto contro la mercificazione legalizzata del corpo delle donne. Ora un busto in suo onore tra decine di uomini.
A Palazzo Madama torna la combattente Lina Merlin
Foto di Laura Garavini (twitter)
La legge n.75 del 58 portò alla chiusura di ben 560 bordelli dal nord al sud Italia. Una battaglia vinta dopo lunghi anni di battaglie culturali e soprattutto "di palazzo".
Era da un anno che si attendeva. Ed ora finalmente il busto di Angelina Merlin – detta Lina, la prima donna eletta al Senato della prima Repubblica, è esposto al primo piano di Palazzo Madama, accanto all'ingresso laterale dell'Aula.
La statua in bronzo realizzata dallo scultore padovano Ettore Greco su iniziativa del comitato "Lina Merlin, la senatrice" era stata donata lo scorso anno dal Comune di Padova, città dove la senatrice morì nel '79. Ma a causa del Covid non era ancora stato possibile procedere all'inaugurazione.
Questa mattina è stata scoperta la statua durante la cerimonia incoraggiata dalla Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati con l'augurio che «La testimonianza di Lina Merlin sia di esempio per le tante donne che oggi continuano a lottare per la tutela dei propri diritti».
Nel suo discorso in occasione della scopertura del busto bronzeo, la Presidente Casellati ha sottolineato come la senatrice con tenacia lottò perchè la dignità della donna fosse tutelata in modo decisivo a livello legislativo e sociale. «È nella discussione parlamentare che portò all'approvazione dell'art. 3 della Costituzione che si manifestò la forza innovatrice del suo pensiero. Fu proprio Lina Merlin a battersi affinché fosse espressamente inserito il riferimento al sesso quale possibile causa di discriminazione e ostacolo al principio di uguaglianza. Per Lina Merlin affrontare la questione femminile significava mettere al centro la donna come titolare di diritti: il diritto alla salute, il diritto alla formazione e all'istruzione, il diritto al lavoro... In questo contesto si colloca l'approvazione di provvedimenti decisivi per dare tutele reali alle donne nelle dinamiche e negli equilibri sociali. Così la legge contro lo sfruttamento della prostituzione o l'abrogazione della cosiddetta "clausola di nubilato", che consentiva il licenziamento delle lavoratrici in caso di matrimonio».

Il coraggio di Lina Merlin per le donne

All'iniziativa presente anche la senatrice Alessandra Maiorino, una delle donne della politica negli ultimi due anni più impegnate al fianco della rete nazionale di organizzazioni abolizioniste che considerano la prostituzione come una violazione dei diritti umani, e che han lanciato #bentornataMerlin.

Maiorino busto Merlin
La senatrice Maiorino a fianco del busto di Lina Merlin


Insieme a lei, anche la dottoressa Rosanna Oliva De Conciliis, che nel 1960, attraverso il suo ricorso alla Corte Costituzionale per partecipare al concorso di prefetto, aprì le cariche, le professioni e i pubblici impieghi a tutte le donne, cui fino ad allora erano negati.
Se le statue potessero parlare, quella di Lina Merlin cosa ci direbbe? «Che strano tornare in queste sale, - le presta la voce la Senatrice Maiorino - e oggi, come allora, essere l'unica donna tra decine di statue, busti e ritratti di uomini. Ma non mi spaventa: allora condussi grandi battaglie, e più di qualcuna la vinsi, nonostante fossi sola. E mi auguro il mio ricordo sia di ispirazione e sostegno alle nuove generazioni di politiche perché abbiano la forza di abbracciare e perseguire il giusto, sempre, e costruire una società equa, inclusiva, solidale. Forte come una donna».

La forza di perseguire la giustizia e l'equità portò, con la Legge 75 del 20 febbraio 1958, alla chiusura di ben 560 bordelli dal nord al sud Italia, battaglia vinta dopo lunghi anni di battaglie culturali e soprattutto “di palazzo” -  la prima versione fu presentata nel 1948.
Lina Merlin, maestra elementare della provincia di Padova, fondatrice dell'Unione Donne Italiane, ottenne così l'approvazione di quei provvedimenti decisivi contro lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione. L'unico provvedimento che non le avrebbero mai approvato era la sanzione ai clienti della prostituzione. Richiesta con insistenza dalla Rete abolizionista sulla scia delle legislazioni del nord Europa (pochi anni fa anche dalla Francia) per rendere completa la battaglia di parità dei diritti delle donne altrimenti sbilanciata.

Quelle donne chiamate "viziose"

Nell’Italia del dopoguerra la sua proposta di abolire la regolamentazione della prostituzione – regolamentazione avviata con le case di tolleranza ai tempi di Cavour - divise il paese. Le donne avevano da poco ottenuto il diritto al voto ma migliaia di giovani e spesso madri sole o vedove a causa della guerra, erano costrette a vendere il loro corpo nei bordelli. Erano schedate e considerate “viziose”, sfruttate e violate senza alcuna tutela della salute e dei diritti fondamentali.
Lina Merlin raccolse il racconto delle vittime dell'industria della prostituzione in una prima edizione del 1955 delle Edizioni del Gallo, a cura della stessa senatrice e di Carla Barberis (Carla Voltolina che poi diventerà la moglie di Sandro Pertini).
Tra queste una lettera del 1951 scritta da una giovane che iniziò ad essere violentata a soli 15 anni e che fa ripercorrere le tante storie attuali di prostituzione indoor e su strada nei paesi in cui non è ancora possibile sanzionare i clienti, nonostante ancora oggi, pagando, considerano che la donna diventi loro proprietà.

«[s. l. n. d.] A 15 anni in una baracca mio cognato mi prese per forza e poi mi minacciò sempre di dirlo a mia sorella che ero stata io; appena mi accorsi di essere grossa scappai di casa e andai a fare la serva in una osteria. Appena si accorsero che dovevo fare il bambino mi dissero che ero una p. e che se volevo rimanere ancora lì dovevo lavorare senza paga perché già il mangiare e il dormire era troppo per quello che facevo. Invece lavoravo come una soma e quando alla maternità feci il bambino non avevo latte e lo portai a balia e mi dissero che se non pagavo prima non me lo prendevano. Allora uno che veniva all’osteria mi ha detto se sei brava te li trovo io i soldi basta che qualche volta vieni con me, se no niente soldi per il tuo bambino e mi avrebbe fatto licenziare dove lavoravo; mi portava sempre fuori e diceva che dovevo andare anche con i suoi amici se no
niente soldi per il bambino e mi avrebbe fatto arrestare perché ero una p. Un giorno una come me mi disse va là stupida perché ti fai sfruttare c'è un posto che guadagni bene e poi vai in America con il tuo bambino e nessuno ti vede più. Invece era d’accordo con lui e sono finita in una Casa e non le dico cosa ho passato e tutti i soldi me li portano via i padroni e lui che è d’accordo. Quando voglio scappare mi dice che il mio bambino me lo portano via e se esco mi mettono in galera e in galera e senza il mio bambino non ci voglio stare. Non sono vecchia, sono frusta, ho 24 anni, il mio bambino le monache non lo vogliono perché dicono che è bastardo e dove me lo tengono costa tanti soldi ma lui non deve sapere che sua mamma è una p. Sono sempre malata che non ho la forza quasi di alzarmi dal letto e sono in una Casa bassa e allora posso stare.
Tanti mi dicono perché io che sono brava sono finita lì e la padrona che è d’accordo con lui mi dice adesso la Senatore chiude le Case e se non sei d’accordo con noi ti mettono in galera con tuo bambino. È vero che mi metteranno dentro se chiudono i casini? Senatore, invece di farmi mettere dentro mi potrebbe mandare all’ospedale con il mio bambino e a farci curare perché il bambino ha sempre qualcosa e il dottore dice che è il sangue non buono, invece io il sangue buono prima l’avevo, invece è che non li hanno mai dato tanto da mangiare perché si approfittano che io non ci sono e dicono che il denaro non basta e lui patisce la fame e ci ha sempre qualcosa. Non mi faccia mettere dentro me lo ha detto uno che è venuto che lei Senatore è una brava persona e allora io ho detto ci scrivo e se è una brava persona mi aiuta».