Gli uomini hanno sempre, nel corso dei secoli, organizzato guerre, è tempo di iniziare a organizzare la pace!don Oreste Benzi
Maria Mercedes Rossi, Rappresentante principale all’ONU per la Comunità di don Benzi, ha dato la parola a numerose personalità di spicco che hanno manifestato una comune visione sulla costruzione di una pace duratura basata sul rispetto di ogni persona, sul dialogo e sull’urgenza che le istituzioni siano ponti tra i popoli. Tra questi l’Ambasciatore Vincenzo Grassi Rappresentante Permanente dell'Italia presso l’ONU, co-sponsor dell'evento ha ribadito che «La pace non può essere costruita su fondamenta fragili. L'Italia condivide fortemente la visione di don Benzi sulla necessità di organizzare la pace. E la diplomazia italiana si impegna a svolgere un ruolo di ponte tra popoli, istituzioni, religioni e società civile». L’ambasciatore ha ricordato che la vera pace inizia con la dignità e il rispetto di ogni persona in particolare donne, bambini e giovani e per questo occorre il «coraggio di scegliere la pace» e, citando Giorgio La Pira, di «trasformare la solidarietà in politica», anche denunciando «le atrocità perpetrate quotidianamente sotto gli occhi della comunità internazionale compresa l'ostinazione ad uccidere indiscriminatamente per citare un'espressione molto forte del Presidente della Repubblica italiana».
Anche il Cardinale Matteo Maria Zuppi non ha esitato a denunciare la logica della forza e a proporre che la macchina della guerra sia sostituita da «una autorità sovranazionale in grado di comporre i conflitti e di imporre la pace, che è la tradizione più antica e più nobile delle Nazioni Unite». Ricordando anche il recente appello di Papa Leone XIV ad «una pace disarmata e disarmante», ha sottolineato l’urgenza di reimparare ad essere “fratelli tutti” perché sulla stessa barca per cui «la distruzione di uno è la distruzione di tutti. Mai più gli uni contro gli altri! Se disarmiamo l'idea di fare da soli e di essere sopra gli altri, questo disarma anche il mondo che deve ritrovare la via della pace e la convinzione della pace».
Shyami Puvimanansinghe funzionaria dell’Alto commissario per i diritti umani dell’Onu, che ha vissuto 27 anni di guerra civile in Sri Lanka, ha sottolineato che «le guerre colpiscono le società alle loro fondamenta. Le donne e i bambini subiscono in modo sproporzionato l'effetto della guerra» e ha portato alcuni dati allarmanti. Il 94% degli ospedali nella striscia di Gaza sono distrutti, in Sudan più di 19 milioni di bambini sono privati del diritto all'istruzione. Nel mondo più di 470 milioni di bambini vivono in zone di conflitto. A questo si aggiungono i danni ambientali: in Ucraina quasi 230 milioni di tonnellate di CO2 emesse dal 2022. «Non c'è pace senza sviluppo e non c'è sviluppo senza pace». Shyami Puvimanansinghe ha ricordato che anche oggi «possiamo essere tutti ponti di pace perché la pace inizia da ognuno». Proprio per questo gli autori della Dichiarazione Universale dei diritti umani sono stati ispirati «dalla determinazione collettiva a salvare le generazioni dal flagello della guerra e ribadire la fede nei diritti umani fondamentali». Ha infine sollecitato a non riarmare i popoli, citando in particolare l'art. 7 che «invita al disarmo completo e ad utilizzare le risorse così ricavate per i paesi in via di sviluppo».
L’economista Stefano Zamagni ha precisato come costruire la pace anche partendo da un nuovo assetto sociale ed economico. «La nostra sopravvivenza dipende dal multilateralismo etico in cui le nazioni e le religioni del mondo possano perseguire il bene comune nel rispetto della diversità della famiglia umana».. Zamagni ha quindi citato Don Oreste Benzi ricordando che «le strutture della politica e della vita economica devono essere permeate dall'etica, ovvero dalla ricerca del bene comune. Il potere senza virtù porta al dispotismo» e senza multilateralismo etico il mondo è avviato alla guerra e al caos.
Ha lanciato anche alcune proposte concrete per costruire la pace: affrontare le crisi del debito e dello sviluppo nell'economia mondiale, promuovere la cultura della tolleranza, creare ministeri della pace in ogni paese, istituire Corpi civili di pace all'interno delle organizzazioni della società civile e programmare una revisione della storia agli studenti.
Si sono succedute infine testimonianze di Operazione Colomba, il Corpo civile di pace della Comunità di don Benzi, relative all’ex Jugoslavia e all’Ucraina. Francesca Ciarallo ha spiegato l’efficacia della nonviolenza e l’impegno di 3 mila volontari impegnati in più di 30 conflitti. Un metodo di azione centrato su tre pilastri: vivere le stesse condizioni dei civili in guerra; agire secondo lo stile della nonviolenza; garantire l’equiprossimità ovvero utilizzare lo strumento della condivisione diretta con tutte le parti in conflitto con la presenza di gruppi disarmati neutrali. Gruppi che «si frappongono fisicamente per proteggere le vittime dalle minacce di violenza».
A lanciare un rinnovato appello ad organizzare la pace, è stato Matteo Fadda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII. «Don Oreste Benzi comprese l'urgenza di una vera rivoluzione sociale per costruire una pace giusta e duratura. Immaginò un progetto ambizioso: istituire il Ministero della pace come evoluzione del ministero della Difesa». Nella visione di don Oreste infatti al centro ci sono le persone e non il profitto individuale. Per questo ha scelto di stare dalla parte degli innocenti, di chi quasi chiede scusa di esistere, e per questo occorre «sostituire la logica del conflitto con quella della cooperazione e della non violenza».
Tra le proposte concrete ha rilanciato anche nella sede di Ginevra la proposta di creare ministeri della pace con compiti decisivi di «mediazione e giustizia riparativa, disarmo e istituzione della difesa civile e non violenza, sviluppando il servizio civile universale». In questa organizzazione della pace l'Onu ha un ruolo decisivo. Per questo ha lanciato una seconda proposta internazionale. «Auspichiamo la creazione di un Relatore speciale per il diritto alla Pace presso il Consiglio per i diritti umani dell'ONU e l'istituzione di un Commissario per il diritto alla pace presso il Consiglio d'Europa che vigilino e sollecitino gli Stati affinché intraprendano misure adeguate ad attuare il diritto alla pace a livello nazionale e internazionale».
Per l'occasione, è stato pubblicato anche un libro che raccoglie tutti gli interventi portati all'ONU in questi anni dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, intitolato "Promoting human rights, developmente and peace".
La nuova società sognata da don Benzi in questa giornata a più voci a Ginevra non è parsa dunque una utopia.