Per il sacerdote riminese è un momento di grande soddisfazione, il completamento di un iter iniziato dieci anni prima, quando, visto l’espandersi della sua Comunità fuori dai confini italiani, si era evidenziato il fatto che il riconoscimento del vescovo di Rimini non era più sufficiente e serviva il passaggio a un altro livello.
La prima approvazione della Santa Sede era già arrivata nel 1998, ma in quella occasione i documenti costitutivi erano stati approvati “ad experimentum”. Ora invece l’approvazione diventava definitiva.
E motivo di soddisfazione era anche che il Pontificio Consiglio aveva confermato la quasi totalità delle proposte di modifica avanzate nel frattempo dai membri dell’Associazione. In particolare la richiesta, cara a molti, di inserire nella Carta di Fondazione alcuni aspetti vocazionali prima contenuti nello Schema di vita. La versione del ’98, infatti aveva sintetizzato molto l’approfondimento dei “cinque punti” che caratterizzano la vita nella vocazione: condividere la vita degli ultimi, condurre una vita da poveri, fare spazio alla preghiera e alla contemplazione, lasciarsi guidare nell’obbedienza, vivendo la fraternità. La Carta approvata definitivamente, invece, riprendeva per esteso quegli elementi così importanti per identificare questo carisma.
Il riconoscimento del 2004 suggellava un percorso durato mezzo secolo che aveva portato, passo dopo passo, alla nascita e alla definizione di questo nuovo carisma nella Chiesa.
Ecco le tappe fondamentali.
È una fase durata una quindicina d’anni, che precede la nascita della Comunità Papa Giovanni XXIII. In quegli anni don Benzi ricopre vari incarichi tra gli adolescenti e i giovani per conto della Diocesi di Rimini: assistente della Gioventù Cattolica, padre spirituale in Seminario, insegnante di religione nelle scuole agrarie e poi nei licei.
«Stando a contatto con i ragazzi – racconta – mi ero convinto che l’incontro con Cristo non avveniva perché non c’era una metodologia che favorisse questo incontro. Così abbiamo messo a punto la metodologia dell’incontro simpatico con Cristo.»
Si costituisce giuridicamente l’“Associazione per la formazione religiosa della gioventù bisognosa”.
Inizia una presenza al mondo della disabilità, lottando per la deistituzionalizzazione e perché gli handicappati (allora si usava questo termine) fossero parte attiva della società. Si costituisce il primo nucleo di persone che sceglie la via della condivisione di vita con gli ultimi. In settembre, nell’albergo Madonna delle Vette di Alba di Canazei, si svolge il primo – e per quei tempi rivoluzionario – soggiorno estivo con giovani con disabilità.
«Ciò che è avvenuto – dice don Benzi – si può sintetizzare in una frase: il Signore ci ha fatto incontrare i poveri e i poveri ci hanno fatto incontrare Cristo.»
È a questa esperienza che si fa risalire la nascita della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Il vescovo di Rimini Emilio Biancheri emana un primo decreto di riconoscimento, necessario all’associazione ecclesiale per ottenere il riconoscimento da parte dello Stato.
Si elabora lo statuto dell’“Associazione per la formazione religiosa degli adolescenti Papa Giovanni XXIII”, che ottiene il riconoscimento dello stato con il Decreto del presidente della Repubblica del 6 ottobre 1972.
Nel 1980 l’associazione chiede al vescovo di Rimini Giovanni Locatelli il riconoscimento ecclesiale. «Presentatemi un documento scritto che dica chi siete e cosa fate» dice il vescovo.
Dopo un lungo lavoro di confronto e di elaborazione, nel marzo del 1983 viene presentato al vescovo un documento che definisce l’identità dell’associazione, il suo funzionamento, il carisma specifico. Nella seduta del 19 maggio il vescovo, ottenuto il parere unanime del Consiglio Episcopale, concede il riconoscimento, benedice e augura all’associazione nuovi sviluppi.
Nel 1994, considerato il fatto che la Comunità Papa Giovanni XXIII opera ormai in vari Paesi del mondo, si chiede il riconoscimento della Santa Sede. Dopo un lavoro di elaborazione dei nuovi documenti costitutivi (Carta di fondazione e Statuto) alla luce del diritto canonico, arriva l’approvazione da parte del Pontificio consiglio per i laici come “Associazione internazionale di fedeli di diritto pontificio”. I documenti costitutivi sono approvati “ad experimentum” per cinque anni.
Dopo un approfondito lavoro di verifica applicativa dei nuovi documenti costitutivi cui partecipa tutta la base associativa, si inviano al Pontificio Consiglio per i Laici le proposte di modifica approvate nell’assemblea generale del 2003.
Con il decreto del 25 marzo 2004 il Consiglio Pontificio approva definitivamente gli Statuti e la Carta di fondazione.