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11 Marzo 2024
Ultima modifica: 11 Marzo 2024 ore 10:07

Gaslighting: la manipolazione nascosta

Greta racconta la sua esperienza di gaslighting, una forma di abuso psicologico difficile da riconoscere e come ha trovato la forza di liberarsi.
Gaslighting: la manipolazione nascosta
Foto di Foto di kalhh da Pixabay
Greta, una giovane madre, ha vissuto mesi di ansia e confusione a causa del comportamento manipolativo del marito, Marco. Attraverso bugie, negazioni e comportamenti contrastanti, Marco ha esercitato su di lei una forma di controllo psicologico nota come gaslighting, portandola a dubitare di sé stessa e della sua percezione della realtà. La situazione è migliorata solo dopo che Greta ha deciso di chiedere aiuto tramite l'App YouPol della Polizia di Stato.
«Cucinavo con ansia per paura del suo giudizio. Che non avevo preparato bene, che non era mai pronto quando tornava a casa. Che non avevo scaricato la lavatrice. Sembrava un rituale di altri tempi. Eppure mi tenevo l'ansia e correvo per stare nei tempi e farlo felice. Se poi non rispondevo ai suoi messaggi vocali e alle chiamate, altri musi lunghi. Eppure tante volte gli avevo spiegato che a lavorare a tempo pieno, in smart working, e stare dietro alla famiglia e alle sue chiamate durante il giorno, riprogrammarmi di continuo per i suoi impegni imprevisti, non ce la facevo più.
A quel punto iniziava a mettere in dubbio i miei impegni. Diceva che ero esagerata. Oppure negava di aver fissato lui stesso visite mediche, incontri a scuola, cene con amici a cui dovevo sopperire io all’ultimo minuto, dicendo che non sapevo organizzarmi. Mi stava distruggendo lentamente. Mille bugie e comportamenti contrastanti. Ero dentro a un frullatore. Ma ci ho messo diversi mesi per accorgermene».

Cosa succede quando si è vittima di gaslighting

Greta (nome di fantasia), questa giovane madre trentenne che ci racconta la sua storia, era vittima di gaslighting, senza saperlo.
«Un giorno, controllando le sue mail, mi sono accorta di acquisti e finanziamenti di cui non sapevo nulla, e il giorno dopo aveva cancellato tutto. Mi ripeteva spesso che dovevo stare attenta a non spendere troppo, a non fare troppi regali a nostro figlio... in realtà io non spendevo ormai quasi nulla per me. Se provavo ad instaurare un confronto profondo mi diceva davanti a nostro figlio di 5 anni: “Sei proprio paranoica. Raffaele diglielo anche tu alla mamma: devi reagire! è impossibile parlare con te perché inventi sempre problemi che non ci sono». Poi ogni tanto un'uscita a teatro, al cinema, parole di lusinga «mi piaci ancora da morire!», per mettermi a tacere e confondermi le idee.
Capitava spesso che fosse troppo insistente anche nei rapporti sessuali, pure quando non ne avevo affatto voglia. Ed io credevo che il nostro rapporto di coppia non avesse ferite. Eppure Marco non era mai stato così, padre padrone. Dolce e pieno di sorprese, e un attimo dopo un uomo giudicante che metteva in dubbio quello che scoprivo, ogni mia parola, i miei stessi sentimenti, e che mi dava sempre la colpa. Mi trattava come un oggetto di sua proprietà. La sua manipolazione non era certo amore».

Cos'è il  gaslighting

Il gaslighting è una forma di manipolazione psicologica in cui l’abusante presenta alla vittima false informazioni o contrastanti, perché inizi a dubitare di se stessa, della sua stessa memoria e percezione della realtà. Può ignorarla completamente, poi ridarle attenzioni poi ignorarla di nuovo, ecc. In questo modo, la vittima non riesce più a capire e gestire le emozioni e dipende sempre più dal manipolatore. Alla fine ne uscirà disorientata o addirittura penserà di avere un disturbo psichico.
Il gaslighting può manifestarsi anche attraverso la negazione che determinati episodi siano accaduti o anche attraverso la messa in scena di situazioni bizzarre che possano confondere la vittima. Il termine deriva dall'opera teatrale del 1938 Gas light (Luce a gas) di Patrick Hamilton poi riadattata in un noto film con Ingrid Bergman (in Italia Angoscia) del 1944 in cui un marito cerca di portare la moglie alla pazzia manipolando elementi dell'ambiente (affievolendo le luci delle lampade a gas), e ogni loro dialogo. La moglie nota questi cambiamenti, ma il marito insiste nell'affermare che sia lei a ricordare male o inventarsi le cose. La moglie inizia a dubitare sempre più delle sue certezze e diventa emotivamente instabile.

App YouPol per chiedere aiuto 

Greta non era più libera da tempo. La convivenza col marito era diventata insopportabile. Le battute e le bugie, cambi di programmi e sensi di colpa sempre più frequenti, ragionati e ripetitivi come in un rituale. Per disintegrare la sua stima. Specie nei momenti di forte stress familiare. In certi periodi, pochissima empatia, silenzio punitivo, lunghe pause relazionali senza baci, senza abbracci. E poi spegneva la tv all’improvviso e si sedeva sul divano al buio, pronto a controllare ogni sua parola. Subito dopo diceva che non era vero e che era lei ad aver detto di spegnere. «Non mi rendevo conto di cosa stesse succedendo. Mi sembrava di impazzire. Una amica mi aveva suggerito di scrivere e registrare ciò che accadeva. Durante l'ultima discussione innestata da lui con le solite invenzioni davanti al bambino, ho deciso di fermarlo, sono riuscita a registrarlo e ho inviato una segnalazione all' App YouPol».
Da quel messaggio, è iniziata per Greta e il suo bimbo la rinascita, grazie all’allontanamento del partner e l’avvio di un percorso psicoterapeutico.
L'App YouPol, realizzata dalla Polizia di Stato per segnalare episodi di spaccio, bullismo e violenza tra le mura domestiche, permette di trasmettere immediatamente messaggi e immagini geolocalizzati.

Come riconoscere un gaslighter?

Il gaslighter rifiuta di ascoltare o dice che non capisce; evita la vittima quando non gli "serve" e se manca ad impegni di coppia importanti incolpa inaspettatamente la partner.
Il gaslighter tende a mettere in dubbio la memoria della vittima: modifica la narrazione di un evento, nega di aver detto o fatto certe cose e, cambiando spesso programmi, disorienta la percezione della sua vittima.
Un altro metodo è il "trivializzare" tutto ciò che è importante per la vittima: si fa beffe dei suoi bisogni, dei suoi sogni, dei suoi sentimenti. Le ripete in maniera insistente che non vale nulla, che i suoi sogni sono ormai irraggiungibili. Opera una svalutazione continua e tende ad isolare la vittima dai suoi affetti, controllandone le amicizie, dicendo che non ha voglia di vedere tanta gente, o che è stanco, o che si spendono troppi soldi in uscite e che è meglio stare in casa tranquilli. Tende pure a controllarle le spese e limita la autonomia economica della partner. Anche se poi lui, se vuole uscire alla sera non bada a spese e magari fa pure il piacione con altre. Oppure deride, denigra la sua vittima, minimizza la mancanza di comunicazione, facendo la parte dell'umorista ma sempre a scapito dell'altra persona. Frasi tipiche del gaslighter: «Non devi essere così sensibile», «Sei proprio paranoica, hai bisogno di uno psicologo», «Non ho mai detto una cosa simile!», «Tu ti inventi le cose, te le immagini!», «Dici cose che non sono mai successe…», «Smettila di urlare ed essere aggressiva, sei esagerata».

Madri e ragazze le più colpite dal gaslighting

7 milioni e 134 mila donne nello scorso anno hanno riportato di subìre violenza psicologica dal proprio partner.
Dunque anche se il gaslighting può essere agito sia contro donne che uomini, più frequentemente colpisce  ragazze e donne, all’interno di una relazione amorosa stabile o anche in casi di adulterio e di separazione. Secondo la psicoanalista americana Robin Stern, questa forma di “schiavitù percettiva” nelle donne si sviluppa attraverso tre stadi:
Incredulità, di fronte alla distorsione della realtà.
Difesa, attraverso meccanismi di asservimento e soddisfazione dei bisogni del partner, specie in presenza di figli.
Depressione. L’ansia, le palpitazioni, il mal di stomaco comportano nella vittima stati di apatia e depressivi. La vittima dimentica gli impegni, cosa le piace fare, non riconosce le proprie abilità, il proprio lavoro, perde interesse per le proprie amicizie.
 
Secondo Save the children, la donna vittima di violenza “corre un rischio di depressione 5/6 volte più elevato di una donna che non l'ha subita; più elevata è anche la probabilità di soffrire di disturbo da stress post-traumatico (PTSD); così come il rischio - dalle 2 alle 6 volte più elevato di sviluppare un cancro alla cervice uterina”.
La violenza psicologica può causare danni per la salute mentale profondi anche nei bambini e adolescenti che si trasformeranno in traumi da adulti e potrebbero sfociare in patologie. Bambini e adolescenti che hanno subìto o assistito a violenza psicologica tendono fin da subito a presentare sintomi, come chiusura e isolamento o disturbi del sonno, ansia, disturbi nell'alimentazione e nell'apprendimento.
Questo tipo di violenza non è considerata un reato autonomo, ma la recente giurisprudenza individua nei comportamenti del gaslighter tre fattispecie di reati: «Violazione degli obblighi di assistenza famigliare» (ex art 570 Codice penale), «Maltrattamenti in famiglia o verso fanciulli» (ex art 572) e i cosiddetti «Atti persecutori» (ex 612 bis).
In Italia, secondo i dati più recenti di Save The Children sulla violenza assistita, negli ultimi 5 anni ben 427 mila minori hanno vissuto in contesti violenti, nella metà dei casi hanno assistito direttamente ai comportamenti maltrattanti nei confronti delle loro madri.