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3 Agosto 2022
Ultima modifica: 3 Agosto 2022 ore 09:30

Disposti a morire pur di raccontare la verità

I giornalisti d'inchiesta sono al lavoro in tutto il mondo; in Italia ottimi esempi di sana informazione rischiano di rimanere isolati.
Disposti a morire pur di raccontare la verità
Foto di ANSA / MATTEO BAZZI
La recente denuncia del quotidiano La Stampa. Il lavoro di Nello Scavo. Dmitry Muratov si batte nel denunciare le verità scomode in Russia, mentre Maria Ressa è protagonista del giornalismo d'inchiesta nelle Filippine. Sfidano i governi, paladini della libertà di espressione.
Riscaldamento globale, guerra, covid-19 ed ora elezioni politiche: il giornalismo d'inchiesta forse mai si è mostrato necessario nella storia contemporanea come lo è oggi. I siti anti-bufale hanno avuto un bel lavoro durante la pandemia. Un dossier della Stampa nei giorni scorsi ha denunciato presunte influenze russe nella caduta del Governo Draghi. Eppure la democrazia italiana non brilla di certo per la qualità del lavoro dei suoi cani da guardia.

In affanno il giornalismo d'inchiesta italiano

L'Italia ha perso 17 posizioni, piazzandosi al 58° posto, all'interno del Report sulla Libertà di Stampa pubblicato nel mese di maggio da Reporter senza Frontiere (RSF). Fra i fattori che tengono imbrigliata l’informazione nel Bel Paese ci sono (L’Indipendente) la paralisi legislativa nel settore e l’autocensura dei giornalisti per paura di denunce o ritorsioni.  Qualche eccezione c'è, fra cui quella del pluripremiato Nello Scavo (nella foto di apertura) con le sue inchieste pubblicate sul quotidiano Avvenire.

Anche la Germania perde alcune posizioni, scendendo dalla 13esima alla 16esima. Un balzo in avanti invece per il Regno Unito che passa dalla 33 alla 24. L’ultimo posto spetta invece alla Corea del Nord, preceduta da Eritrea e Iran.

I migliori giornalisti del mondo

La vetta della classifica per la libertà di stampa vede la Norvegia al primo posto, seguita da Danimarca e SveziaLa Russia si piazza al 155esimo posto su 180, all'interno del Report di RSF. Ma proprio ad un giornalista d'inchiesta russo (dissidente), era stato conferito pochi mesi prima dello scoppio della guerra, la bellezza di un premio nobel.

Per i loro sforzi compiuti per salvaguardare la libertà di espressione, condizione preliminare per la democrazia e una pace duratura (così recita la motivazione), il Premio Nobel per la Pace 2021 è stato ritirato il 10 dicembre 2021 a Oslo in Norvegia, da due giornalisti, noti per le loro inchieste:

Dmitry Muratovparla ai giornalisti
Dmitry Muratov, direttore di 'Novaya Gazeta', parla ai giornalisti.
Foto di EPA/MAXIM SHIPENKOV
Dmitry Muratov è uno dei fondatori di Novaja Gazeta, uno dei pochi giornali russi indipendenti rimasti. Il giornale ha vantato tra le proprie firme quella di Anna Politkovskaja, autrice di inchieste sulla guerra in Cecenia e assassinata nel 2006 a Mosca.

Con lui è stata premiata Maria Ressa: ha fondato il portale investigativo Rappler e da anni si occupa di denunciare l’autoritarismo nelle Filippine. La giornalista ha documentato gli omicidi governativi e l’uso dei social media per manipolare l’opinione pubblica; nel 2019 era stata arrestata per diffamazione.

L'importanza del giornalismo d'inchiesta

I due sono sul piede di una guerra fatta solamente di parole (The Guardian), per battersi per la difesa della democrazia. Dmitry Muratov ha rilasciato una delle sue poche interviste: «Il nostro mondo ha smesso di amare la democrazia e sta lavorando per costruire dittature. I giornalisti indipendenti sono la linea difensiva da dittatura e guerra».  E nell'apprendere la notizia dell'assegnazione del premio a Muratov il Presidente russo Vladimir Putin avvertì:  «Il premio non proteggerà il giornalista dall'essere incriminato come agente straniero, nel caso questi dovesse violare la legge».



Gli fece eco, alla consegna del premio, Maria Ressa dalle Filippine: «Andiamo verso un fascismo reso possibile dalle tecnologie. L’umanità si è assuefatta ad una manipolazione insidiosa».

Qual è il paese più pericoloso al mondo per i giornalisti?

Lourdes Maldonado
Lourdes Maldonado, giornalista d'inchiesta messicana assassinata nel gennaio 2022.
Per Reporter senza frontiere è il Messico il Paese più pericoloso al mondo per i giornalisti. Dal 2000 sono 147 i cronisti uccisi (lo denuncia l’organizzazione Artículo 19): «Il 98% dei delitti commessi contro la stampa resta impunito».

Fra gli omicidi eccellenti più recenti ha segnato le coscenze l'omicidio della giornalista Lourdes Maldonado e quello del fotoreporter Margarito Martínez, il direttore José Luis Gamboa Arenas: sono stati uccisi a colpi di pistola a gennaio 2022 per le loro lotte di giustizia.