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19 Giugno 2020

«Profughi merce di scambio fra Libia e Italia»

L'allarme dei servizi segreti rilanciato dal Corriere, pochi giorni prima della giornata mondiale del rifugiato.
«Profughi merce di scambio fra Libia e Italia»
Foto di Ansa/Alarm Phone
Esiste un ricatto turco-libico per ottenere sostegno politico ed economico da parte dell'Europa, con la minaccia di lasciar partire i profughi sulla rotta mediterranea. Ma i numeri non convincono.
Tutto è iniziato l'8 giugno 2020, con un articolo pubblicato sul Corriere della Sera dalla giornalista Fiorenza Sarzanini, che cita delle fonti riservate.

Secondo un report dei servizi segreti italiani, denuncia il pezzo, per volontà del presidente Turco Recep Tayyip Erdogan (principale alleato del Capo del governo libico Al Sarraj) sarebbero 20.000 i profughi che potrebbero essere lasciati partire su mezzi di fortuna verso le coste italiane ed europee, se l'Europa non dovesse fornire al governo libico sostegno politico, mezzi navali ed economici.

Come conseguenza di questo ricatto libico-turco, «Il governo ha deciso di riattivare la trattativa con Tripoli offrendo la consegna dei mezzi e degli aiuti che erano già stati promessi», ha scritto la Sarzanini 11 giorni fa. «Il ritorno in mare delle navi delle Ong potrebbe far ricominciare gli sbarchi sulle nostre coste», ha proseguito la giornalista.

Barcone stracarico di migranti durante un salvataggio a Lampedusa
Salvataggio operato dalla nave privata SOS Mediterranée, Lampedusa, 17 aprile 2016. I migranti raccontano di essere partiti dalla Libia su un gommone in 130-140. Ne sono stati salvati 108 dalla nave Aquarius dell'Associazione SOS Mediterranee. Due risultano annegati, 6 giacevano cadaveri nel fondo dell'imbarcazione: tutti gli altri risultano dispersi.
Foto di ANSA


Che qualcosa non torni nelle conclusioni tratte dal Corriere della Sera è opinione di Nello Scavo, giornalista di Avvenire, cui il 5 giugno è stato riconosciuto il premio dedicato al Comitato Interministeriale per i Diritti Umani del Ministero degli Esteri Italiano. L'abbiamo intervistato per fare chiarezza.

Il giornalista Nello Scavo nella redazione di Avvenire
Il giornalista Nello Scavo nella redazione di Avvenire
Foto di ANSA / MATTEO BAZZI


Sarebbero 650 mila i migranti pronti a partire dalla Libia secondo un dossier che sarebbe stato pubblicato dalle Nazioni Unite e ripreso da Il Giornale il 29 maggio (di questo documento però non abbiamo trovato traccia in rete).

Nello Scavo, Avvenire

Nello Scavo, come valuti il dato dei 20.000 profughi in partenza dalla Libia, attribuito al report dei servizi segreti italiani?

«20 mila profughi sulle coste libiche: è il numero più basso che ho ascoltato da quando mi occupo di Libia. Ci sono stati periodi da 100 mila partenze in un anno». Nel 2015 il picco di sbarchi di tutti i profughi sulle coste europee aveva superato il milione.

«Se prendiamo il rapporto dei 20.000 per buono — continua il giornalista di Avvenire —, possiamo dire che ci ha dato un’ottima notizia. Parla di meno di 1.000 profughi per paese europeo: domani mattina possiamo attivarci con dei corridoi umanitari per svuotare i campi di prigionia libici, e intanto occuparci con serietà delle migrazioni interne al continente africano. In passato ci hanno parlato di oltre 500 mila stranieri in Libia pronti a partire: qualcosa di falso ci è stato raccontato oggi, oppure negli anni scorsi».

Come vedi le accuse nei confronti delle navi delle Ong, rilanciate dal Corriere della Sera, di favorire le partenze dei migranti?

«Chi sostiene che il ritorno in mare delle organizzazioni umanitarie incentivi le partenze dei profughi dalla Libia omette di dire che il massimo delle partenze degli ultimi mesi si è verificato proprio quando le organizzazioni umanitarie non erano in mare. Ad oggi non c’è stata alcuna inchiesta o ricerca scentifica pubblicata che si sia presa la responsabilità di dire che la presenza delle navi delle Ong abbia aumentato le partenze. Al contrario, come abbiamo documentato su Avvenire, le partenze diminuiscono o aumentano sulla base di negoziati di politica militare ed economica con chi in Libia gestisce il traffico dei migranti. Tanto è vero che quando vengono promesse equipaggiamento o denari, come è accaduto nel 2017 con la visita in Italia del trafficante di esseri umani Bija, le partenze si fermano».

Nancy Porsia, freelance

Fra le fonti citate nell'inchiesta pubblicata nel 2019 da Avvenire c'è anche la giornalista freelance Nancy Porsia, autrice dei lavori sul ruolo di trafficante del comandante Bija pubblicati nel 2016 da Panorama e nel 2017 dal portale turco trtworld.com. Per le sue denunce sull'argomento la giornalista ha ricevuto minacce, rivolte alla propria famiglia, dallo stesso Bija. Il compagno di Nancy è libico.

«Nello Scavo mi aveva contattato il giorno prima della pubblicazione della sua inchiesta su Bija. Non ci aspettavamo le conseguenze a livello mondiale che il suo articolo avrebbe avuto: ha portato all'attenzione dei media main-stram le trattative del governo italiano con i trafficanti libici», racconta.

Nancy Porsia, come leggi il dato dei 20.000 profughi che sarebbero in partenza dalla Libia?

«Nell’ultimo anno per via della guerra nella Tripolitania c’è  stata una sorta di svuotamento delle prigioni governative: nei centri ufficiali a maggio stavano (Dato Oim) 1500 persone, a fronte di 2700 intercettate e riportate a terra dai libici. Questo apre la strada ad ipotesi di una più rapida prolificazione di centri irregolari. Riguardo all'allarme dei Servizi segreti, reputo i numeri che vengono dati siano assolutamente privi di fondamento, asseriti ad uso e consumo della politica».