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26 Ottobre 2023
Ultima modifica: 26 Ottobre 2023 ore 09:12

La scuola paritaria Don Oreste Benzi di Forlì è volata in Svezia

Grazie al programma Erasmus la scuola paritaria bilingue ha fatto esperienze in Svezia e Romania
La scuola paritaria Don Oreste Benzi di Forlì è volata in Svezia
Una grande occasione - per ragazzi ed insegnanti - di sperimentare l'apertura al mondo che è uno dei valori della scuola

Ha partecipato al progetto europeo Erasmus la scuola paritaria "Don Oreste Benzi", attiva dal 2017 a Forlì con una sezione per ogni classe, dalla prima elementare alla seconda media. È una scuola attenta all'inclusione degli studenti in difficoltà e applica la pedagogia del gratuito.
Un scuola piccola ma piena di risorse: abbiamo già scritto di questa scuola riguardo all'esperienza della cura dell'orto, e per l'insegnamento degli scacchi.
«Viene un maestro federale per 10 ore l'anno in ogni classe. Abbiamo scoperto dei campioncini» racconta orgoglioso Daniele Tappari, coordinatore didattico della scuola.

Da dove viene questa idea di partecipare all'Erasmus?

«È un'idea collegata all’aspetto del bilinguismo presente nella scuola - alle elementari e alle medie nella nostra scuola l'inglese è insegnato da professori madrelingua -; alla nostra attenzione al mondo in senso lato; e rientra nel filone delle esperienze che possono arricchire le competenze per vivere il mondo in maniera più aperta.»

Come funziona? Avete dovuto iscrivervi? Partecipare ad un concorso?

«Da questo punto di vista devo dire che - essendo noi una scuola piccola senza grandi strutture organizzative - la fase di accreditamento è stata molto impegnativa, ma ce l'abbiamo fatta.»

Come si è svolto il progetto?

«Sostanzialmente possiamo suddividerlo in tre fasi. Nella prima abbiamo accolto a Forlì quattro docenti svedesi della scuola dove sarebbero poi andati i nostri ragazzi a marzo. Hanno portato la loro esperienza e ci siamo confrontati, hanno portato contenuti didattici originali perché la loro è una scuola montessoriana.»

Montessoriana? In Svezia?

«Sì, il metodo Montessori all’estero è molto più riconosciuto che da noi. Piace l'idea di questo metodo di apprendere con l’esperienza, superare la lezione frontale per favorire la scoperta da parte del bambino e sviluppare la sua responsabilità nel processo di apprendimento.»

Al parco di Lund

La seconda fase?

«È la fase che ha coinvolto gli studenti: il viaggio in Svezia a maggio con ragazzi della quinta elementare e prima media. Sono partiti in tutto 34 bambini che hanno conosciuto da vicino una scuola svedese, in questo caso la scuola montessoriana di Lund. Lì hanno svolto attività di tipo didattico e ricreativo. Siamo stati fortunati perché in quel momento c’era un anniversario della fondazione della scuola».

Come avete fatto a trovare questa scuola? C'è un elenco?

«No, abbiamo trovato il contatto noi grazie ad una persona della Comunità Papa Giovanni XXIII che vive nella vicina città di Malmo. Grazie a questa esperienza adesso anche questa scuola chiederà l'accreditamento per l'Erasmus».

Infine...

«Nella terza fase alcune nostre docenti si sono recate in Romania per un'esperienza di Job Shadowing. Anche in questo caso l'aggancio è venuto da una nostra insegnante che aveva lavorato lì».

Tulipani nell'orto botanico di Lund

Che cosa vi ha lasciato questa esperienza?

«Sicuramente è stato un momento di crescita sia per i docenti che per i ragazzi. È stata un'esperienza positiva perché molto lontana dalla nostra, e per la nostra scuola questo tema dell’esperienza - del fare - è molto sentita. Uno dei pilastri della scuola "Don Oreste benzi" è che i bambini possano fare, quindi passare attraverso l’esperienza per apprendere.»

E per gli insegnanti?

«Questo progetto ha avuto un'importanza forte anche per il rafforzamento del legame tra i docenti».

Insomma una bella forma di inclusione

«Sì. Il fatto di avere la sovvenzione da parte di Erasmus ha permesso anche a chi non se lo potrebbe permettere di fare questa esperienza all'estero. È stata talmente positiva che poi abbiamo pensato di proporre ai ragazzi una gita di due giorni per ricreare questo legame, all’inizio dell’anno, sulle nostre montagne. Hanno partecipato tutte le classi.»