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10 Novembre 2022
Ultima modifica: 10 Novembre 2022 ore 08:15

Migranti: l'emergenza che non c'è

C'è chi la chiama "invasione", i dati però dicono altro.
Migranti: l'emergenza che non c'è
Foto di Marco Costantino
In questi giorni fa discutere il decreto interministeriale per impedire lo sbarco dei migranti salvati da alcune navi di ONG tedesche e norvegesi. L'immigrazione vissuta costantemente in modo emergenziale alimenta una teoria dell'invasione a discapito dei numeri che raccontano tutta un'altra realtà.
Il 2 novembre era l’ultimo giorno utile per il governo per ritirarsi dall’accordo con la Libia che vede l’Italia finanziare la guardia costiera libica nelle attività di contrasto all’immigrazione clandestina. Accordo che consegna ai libici la titolarità delle operazioni di ricerca e salvataggio nel mediterraneo centrale e prevede che i profughi siano riportati nei centri di detenzione libici, autentici lager come li definisce senza giri di parole Papa Francesco. 
Tutte le associazioni e ONG che operano a vario titolo nel mondo dell’immigrazione hanno chiesto al governo di non rinnovare questo accordo scellerato senza ricevere alcuna risposta
Dopo solo 2 giorni (il 4 novembre 2022), un decreto interministeriale dei ministri Piantedosi, Crosetto e Salvini ha cercato di impedire lo sbarco dei migranti salvati da alcune navi di ONG tedesche e norvegesi, pretendendo di far sbarcare solo le persone che necessitavano di cure e i minori ed imponendo ai capitani delle navi di lasciare il porto e le acque territoriali con a bordo «il carico residuo», terribile definizione trattandosi di esseri umani.

Nel 2022 solo il 14% delle persone arrivate in Italia via mare è giunta su una nave di una ONG, mentre il restante 86% è giunto a bordo di navi della marina militare italiana o in modo autonomo

Immigrazione: ecco cosa dicono i dati

Quello che è avvenuto e che sicuramente avverrà ancora fa parte di una narrazione dell’immigrazione vissuta costantemente in modo emergenziale, alimentando una teoria dell’invasione a discapito dei numeri che raccontano tutta un’altra realtà.
Cominciamo dalle navi delle ONG che vengono descritte come i taxi dei trafficanti fino ad ipotizzare che siano colluse con loro e che comunque la loro presenza in mare faccia da effetto attrattivo facendo aumentare le partenze. 
Ma se andiamo a vedere i dati sugli sbarchi in Italia nel 2022 scopriamo che solo il 14% delle persone arrivate in Italia via mare è giunta su una nave di una ONG mentre il restante 86% è giunto a bordo di navi della marina militare italiana o in modo autonomo. Senza contare il fatto che se l’Europa non avesse smantellato l’operazione Mare Nostrum sostituendola con operazioni più rivolte al contrasto dell’immigrazione piuttosto che alla ricerca e salvataggio, le ONG non avrebbero bisogno di pattugliare il mediterraneo centrale che è diventato la rotta marittima più mortale al mondo.

I migranti che fuggono dalle guerre

Anche la narrazione dell’invasione non regge al confronto dei numeri. Come è possibile pensare che 100mila arrivi, molti dei quali non si fermano poi sul territorio italiano, siano una invasione quando i dati ISTAT ci dicono che negli ultimi 8 anni la popolazione italiana è calata di 1.363.000 unità? I nuovi arrivi non riescono neanche a compensare in minima parte il calo demografico che il nostro Paese sta vivendo e tra qualche anno questo calo demografico si tradurrà in una insostenibilità del welfare e del sistema pensionistico.
E qui veniamo ad un altro tema caldo, la divisione tra chi fugge dalla guerra e chi è “solo” un migrante economico. Intanto dobbiamo chiarire tutte le guerre che si stanno combattendo in Medio Oriente e nell’Africa sub sahariana da cui proviene la maggior parte dei profughi sono combattute con le armi che i Paesi occidentali vendono: Finmeccanica Leonardo, Thales e Airbus, che sono tra i principali produttori di armi europei, hanno aumentato il loro volume di affari verso quelle aree geografiche del 67% e stiamo parlando di cifre calcolate in miliardi di dollari. Come se non bastasse sono le stesse industrie che hanno vinto le commesse per fornire a Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne, le tecnologie e i sistemi d’arma per impedire ai profughi di arrivare in Europa.
Già questo ci fa capire quanto sia falsa la questione su chi ha diritto ad arrivare e chi no, altrimenti non si spiegherebbe come mai ci siano decine di migliaia di siriani che giacciono stremati sulla rotta balcanica ai quali viene impedito in qualsiasi modo di raggiungere l’Europa. 

I migranti economici

Per quello che riguarda i cosiddetti migranti economici mi soffermo su due questioni. Nel 2022 i dati dell’UNHCR, l’agenzia ONU per i rifugiati, ci dicono che si è superata la cifra storica dei 100milioni di persone costrette a fuggire dalla propria terra e che la maggior parte di loro devono farlo a causa della siccità o di altri eventi catastrofici dovuti al cambiamento climatico. L’UNHCR stima che entro il 2050 saranno 250milioni le persone costrette a fuggire dalla propria terra a causa dei cambiamenti climatici. Morire di fame vale forse meno che morire di guerra? 
Certo non tutti quelli che arrivano si trovano in queste situazioni così estreme, c’è sicuramente una parte che desidera migliorare la propria condizione di vita per sé e per i propri figli e che non trova nessuna via legale per farlo perché non gli viene concesso un visto d’ingresso e così devono affidarsi a dei trafficanti senza scrupoli e intraprendere dei viaggi pericolosissimi rischiando di perdere la vita, perché una cosa è certa in questo mondo, se non trovi chi ti aiuta trovi sicuramente chi ti sfrutta. 
Se vogliamo veramente smantellare questo traffico odioso di esseri umani invece di sequestrare le navi delle ONG concediamo alle persone di spostarsi legalmente.