«La pace comincia da ognuno di noi: dal modo in cui guardiamo gli altri, ascoltiamo gli altri, parliamo degli altri». Dopo aver affermato, appena eletto, la centralità del tema della pace, papa Prevost approfondisce il ruolo della comunicazione per «respingere il paradigma della guerra».
«Ne uccide più la lingua che la spada» si legge nel libro del Siracide, che risale al secondo secolo prima di Cristo. Oggi la parola si diffonde con mezzi ben più potenti e i suoi effetti possono essere devastanti, per questo serve una nuova consapevolezza.
Sceglie ancora il tema della pace, papa Leone XIV, nel suo primo incontro ufficiale con gli operatori della comunicazione, lunedì 12 maggio, come già aveva fatto alla sua
prima apparizione sulla Loggia di San Pietro, il giorno dell’elezione, quando aveva parlato di una pace «disarmata e disarmante».
Stavolta, parlando ai rappresentanti dei media di tutto il mondo, ha invitato a disarmare le parole: «Disarmiamo le parole e contribuiremo a disarmare la Terra».
Respingere il paradigma della guerra
Un discorso carico di significati, che sviluppa alcuni concetti anticipati nel suo primo saluto, appuntati allora su un semplice block notes.
Il riferimento esplicito, anche questa volta, è a papa Francesco e al suo
messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, di cui abbiamo già scritto, ma con questo intervento Leone ci inoltra un po’ più avanti nella comprensione dello stile e dell’indirizzo che intende dare al suo pontificato.
Il papa si è rivolto ai professionisti della comunicazione, ma il suo appello vale per tutti, dato che oggi tutti hanno a disposizione potenti mezzi di comunicazione attraverso il web e i social network.
«
La pace comincia da ognuno di noi - ha detto papa Prevost -
: dal modo in cui guardiamo gli altri,
ascoltiamo gli altri, parliamo degli altri; e, in questo senso,
il modo in cui comunichiamo è di fondamentale importanza: dobbiamo dire “no” alla guerra delle parole e delle immagini, dobbiamo respingere il paradigma della guerra.»
Qui il testo completo del suo messaggio, ma abbiamo selezionato alcune frasi che ci sembrano particolarmente significative.
I consigli di Leone XIV per una comunicazione che favorisca la pace
No alla comunicazione aggressiva
«Nel “Discorso della montagna” Gesù ha proclamato: “Beati gli operatori di pace” (
Mt 5,9). Si tratta di una Beatitudine che ci sfida tutti e che vi riguarda da vicino, chiamando ciascuno all’impegno di portare avanti una comunicazione diversa, che non ricerca il consenso a tutti i costi,
non si riveste di parole aggressive, non sposa il modello della competizione, non separa mai la ricerca della verità dall’amore con cui umilmente dobbiamo cercarla.»
Il diritto di informare e essere informati
«Permettetemi allora di ribadire oggi la solidarietà della Chiesa ai giornalisti incarcerati per aver cercato di raccontare la verità, e con queste parole anche chiederne la liberazione di questi giornalisti incarcerati. La Chiesa riconosce in questi testimoni – penso a coloro che raccontano la guerra anche a costo della vita – il coraggio di chi difende la dignità, la giustizia e il diritto dei popoli a essere informati, perché
solo i popoli informati possono fare scelte libere.»
Creare spazi di dialogo e confronto
«Oggi, una delle sfide più importanti è quella di promuovere una comunicazione capace di farci uscire dalla “torre di Babele” in cui talvolta ci troviamo, dalla confusione di linguaggi senza amore, spesso ideologici o faziosi. Perciò, il vostro servizio, con le parole che usate e lo stile che adottate, è importante. La comunicazione, infatti,
non è solo trasmissione di informazioni, ma è creazione di una cultura, di ambienti umani e digitali che diventino spazi di dialogo e di confronto.»
L’intelligenza artificiale chiede responsabilità
«…guardando all’evoluzione tecnologica, questa missione diventa ancora più necessaria. Penso, in particolare, all’intelligenza artificiale col suo potenziale immenso, che richiede, però,
responsabilità e discernimento per orientare gli strumenti al bene di tutti, così che possano produrre benefici per l’umanità. E questa responsabilità riguarda tutti, in proporzione all’età e ai ruoli sociali.»
Una comunicazione disarmata e disarmante
«… disarmiamo la comunicazione da ogni pregiudizio, rancore, fanatismo e odio; purifichiamola dall’aggressività.
Non serve una comunicazione fragorosa, muscolare, ma piuttosto una comunicazione capace di ascolto, di raccogliere la voce dei deboli che non hanno voce. Disarmiamo le parole e contribuiremo a disarmare la Terra. Una comunicazione disarmata e disarmante ci permette di condividere uno sguardo diverso sul mondo e di agire in modo coerente con la nostra dignità umana.»