Topic:
8 Ottobre 2021

Perché Mimmo Lucano non va lasciato solo

Da modello di eccellenza nell'accoglienza dei migranti alla condanna per truffa e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Ma non è una questione personale.
Perché Mimmo Lucano non va lasciato solo
Foto di Maurizio Brambatti
Come è possibile che nel giro di pochi anni il modello di accoglienza e integrazione messo a punto da Mimmo Lucano, citato come esempio a livello internazionale, sia crollato sotto una condanna a 13 anni di carcere? Per capire la parabola dell'ex sindaco di Riace occorre allargare lo sguardo. In gioco non c'è solo la vita di una persona ma l'intero approccio al tema dell'immigrazione.
Nel 2009 il regista Wim Wenders aveva raccontato nel documentario Il volo l’esperienza del “modello Riace”, ritenuta nel mondo una eccellenza di accoglienza e integrazione all’interno del complesso fenomeno delle migrazioni che stava per travolgere l’Europa. Nel 2016 la rivista americana Fortune inseriva Mimmo Lucano tra i 50 personaggi politici più influenti del pianeta. Oggi, 2021, una sentenza dalla severità incredibile (il doppio di quanto richiesto dall’accusa) condanna Mimmo Lucano a 13 anni di carcere con l’accusa di essere a capo di un sistema criminale che lucrava sulla gestione degli immigrati, colpevole di associazione per delinquere, abuso d’ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d’asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Una sentenza che divide

La sentenza ha letteralmente spaccato in due il mondo della politica e della società civile. Wenders, nel commentare la notizia ha detto: «Condannare Mimmo Lucano a tredici anni di prigione è tanto scandaloso quanto assurdo. È un uomo di grande umanità e un pacificatore coraggioso. Allora si potrebbero mettere in prigione tutte le persone di buona volontà, comprese quelle che predicano compassione e fraternità. Ora sono pronto a vedere in manette Papa Francesco, non sarebbe meno ridicolo e farsesco».
Di tutt’altro parere Matteo Salvini che ha così commentato: «Altro che dare la caccia agli omosessuali nella lega, la sinistra in Calabria candida condannati a 13 anni di carcere! Un sindaco del PD, che ha grattato sull’immigrazione clandestina».
Naturalmente sarà impossibile uscire da questa contrapposizione ideologica, ma se vogliamo provare a capire cosa può aver trasformato un modello d’eccellenza apprezzato in tutto il mondo in qualcosa di criminale, dobbiamo provare ad analizzare quello che è avvenuto negli ultimi dieci anni in Europa sul fronte dell’immigrazione, anche se sarebbe meglio dire sul fronte del contrasto all’immigrazione.

Il contesto in cui è nato il “modello Riace”

Il 3 ottobre 2013, a poche miglia da Lampedusa, 368 persone perdevano tragicamente la vita mentre cercavano di raggiungere la costa. Il 18 ottobre 2013 il governo italiano presieduto da Enrico Letta lanciava l’operazione “Mare nostrum” che resta a tutt’oggi la più grande iniziativa di ricerca e salvataggio messa in atto da un singolo stato dell’Unione Europea. Operazione che però l’Europa provvide a smantellare nell’autunno del 2014 sostituendola con altre operazioni volte più al contrasto dell’immigrazione clandestina che alla ricerca e al salvataggio.
Fu il principio di un declino politico e giuridico in cui l’erosione del diritto d’asilo, nel suo principio cardine del diritto a non essere respinti, si accompagnò ad una crescente campagna mediatica e giudiziaria di criminalizzazione della solidarietà, che vedeva nelle ONG che operavano in mare non persone della società civile che operavano per salvare vite ma criminali collusi con i trafficanti. Allo stesso tempo le associazioni che operavano sul territorio per accogliere ed integrare venivano additate come affaristi senza scrupoli che volevano solo arricchirsi sfruttando l’emergenza profughi.

La doppia faccia dell’Europa nei confronti dei migranti

Ed è proprio in questo clima che si attua la parabola del modello Riace. Già nel 2009 il modello di accoglienza di Mimmo Lucano aveva dimostrato che si poteva gestire l’accoglienza non in modo emergenziale, ma in modo sistematico facendola addirittura diventare risorsa per la comunità accogliente.
Oggi stiamo ancora affrontando l’accoglienza in modo emergenziale: possibile che in 12 anni non siamo stati capaci di passare ad un sistema stabile in cui l’integrazione diventa la porta d’accesso per una stabilità e dignità non solo delle persone accolte ma anche delle comunità accoglienti?
Eppure anche gli ultimi avvenimenti dell’Afghanistan hanno evidenziato la doppia faccia dell’Europa, che da una parte invoca il rispetto dei diritti umani e dall’altra finge di non vedere come questi vengano sistematicamente violati dai Paesi con cui stringe accordi per impedire ai profughi di giungere in Europa.
Lo “special rapporteur” sui diritti umani dei migranti Felipe González Morales ha affermato: «Incolpare i migranti è un modo semplice per i leader politici di raccogliere il sostegno dei cittadini, sfruttando ed esacerbando sentimenti di discriminazione e xenofobia. In assenza di politiche pubbliche sostanziali per affrontare i problemi economici e sociali in casa, i migranti diventano un facile bersaglio».
Domenico Mimmo Lucano
Domenico Lucano, ex sindaco di Riace, esce dal tribunale dopo la lettura della sentenza con cui il Tribunale di Locri lo ha condannato a 13 anni e due mesi di reclusione a Locri, 30 settembre 2021.
Foto di Marco Costantino

La criminalizzazione della solidarietà

Così come diventa un facile bersaglio chi si mette al loro fianco. È in atto una allarmante criminalizzazione di individui, comunità o gruppi che mostrano solidarietà ai migranti. Infatti, sebbene le organizzazioni della società civile continuino a fornire un sostegno fondamentale ai nuovi arrivati, gli attivisti sono sempre più sotto attacco. Le organizzazioni non governative sono diventate il bersaglio di campagne tossiche che mirano a delegittimare le loro attività e negare la natura di aiuto umanitario dei loro atti.
In questo momento storico, è sempre più importante riconoscere il ruolo chiave di organizzazioni e individui nell'accoglienza e nell'integrazione dei migranti, poiché sembrano essere gli unici disposti a rispettare i diritti umani di questo popolo arenato, spesso prendendo una posizione più progressista rispetto ai governi nazionali. Infatti, come l' “esperto indipendente” su diritti umani e solidarietà internazionale Obiora Okafor ha osservato, «alcune delle più importanti espressioni positive di solidarietà internazionale basata sui diritti umani nel contesto della migrazione globale possono essere osservate nelle pratiche consuete di alcuni gruppi della società civile in tutto il mondo».
Ecco perché è importante non lasciare Mimmo Lucano da solo, perché quello che è sotto attacco non è l’operato di una singola persona ma di tutti gli operatori umanitari che quotidianamente si spendono perché i diritti umani delle persone costrette a fuggire dalla loro terra non vengano cancellati dal semplice passaggio di un confine che li fa sprofondare in un limbo di clandestinità ed irregolarità da cui è difficilissimo riemergere.
Le testimonianze che ci giungono dai volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII che operano nei progetti di condivisione e tutela dei diritti umani nel campo profughi di Lesbo in Grecia, in quello di Tel Abbas in Libano, sulla rotta balcanica, ci parlano di vite interrotte, sospese, in attesa di poter attraversare un confine che in molti casi diventa irraggiungibile.
Manifestare solidarietà a Mimmo Lucano non nasce dalla simpatia personale o dall’appartenenza politica ma dalla condivisione con questi fratelli e sorelle che giacciono stremati alle porte dell’Europa.