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16 Ottobre 2023
Ultima modifica: 17 Ottobre 2023 ore 09:58

Una giornata di digiuno e preghiera per la pace

Gaza accerchiata: l'appello del Cardinale Pizzaballa per il 17 ottobre.
Una giornata di digiuno e preghiera per la pace
Foto di Archivio Operazione Colomba
Scrive il Patriarca di Gerusalemme: «Probabilmente in molte parti delle nostre diocesi le circostanze non permetteranno la riunione di grandi assemblee. Nelle parrocchie, nelle comunità religiose, nelle famiglie, sarà comunque possibile organizzarsi per avere semplici e sobri momenti comuni di preghiera».
Il Cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme della Chiesa Latina, ha lanciato un appello per una giornata di digiuno e preghiera per la pace e la riconciliazione in Terra Santa, fissata per martedì 17 ottobre«Chiediamo che nel giorno di martedì 17 ottobre - scrive il porporato - tutti facciano un giorno di digiuno e astinenza, e di preghiera. Si organizzino momenti di preghiera con adorazione eucaristica e con il rosario alla Vergine Santissima».

La proposta giornata di digiuno e preghiera per la pace in Terra Santa rappresenta, nelle intenzioni, un momento di unione e solidarietà tra i fedeli di tutto il mondo: «È questo il modo in cui ci ritroviamo tutti riuniti, nonostante tutto, per incontraci nella preghiera corale, per consegnare a Dio Padre la nostra sete di pace, di giustizia e di riconciliazione» Pizzaballa ha invitato le realtà ecclesiali e le comunità religiose a partecipare a questa iniziativa; l'invito è già stato accolto da numerose diocesi (come quella di Torino) e movimenti in Italia e nel mondo.

La proposta di una giornata di digiuno e preghiera arriva in un momento di grande tensione in Terra Santa, mentre aumenta il timore per un aggravarsi del conflitto. Il Cardinale ha espresso il suo «dolore e sgomento per quanto sta accadendo» e ha sottolineato: «Non vogliamo restare inermi. E non possiamo lasciare che la morte e i suoi pungiglioni siano la sola parola da udire. Per questo sentiamo il bisogno di pregare, di rivolgere il nostro cuore a Dio Padre. Solo così potremo attingere la forza e la serenità di vivere questo tempo, rivolgendoci a Lui, nella preghiera di intercessione, di implorazione, e anche di grido».

Anche Papa Francesco ha espresso durante l'Angelus di domenica 8 ottobre la sua preoccupazione per la situazione in Terra Santa, parlando di «apprensione e dolore».

Adesioni all'appello di preghiera per la pace; le soluzioni proposte

L'appello del Cardinale Pizzaballa ha ricevuto numerose adesioni. Tra queste, Comunione e Liberazione. La Comunità Papa Giovanni XXIII (presente in Palestina tramite il corpo di pace Operazione Colomba; nella foto di aprile 2023: scorta nonviolenta di una bambina) ha rilanciato l'iniziativa organizzando un momento online, sul proprio sito web: «Siamo chiamati tutti ad aderire a questa iniziativa per far salire al cielo la nostra preghiera sentita, uniti alla sofferenza di quanti stanno vivendo questo dramma. Ci riuniremo online il 17 ottobre, dalle ore 18 alle ore 19, forti e uniti nella preghiera e nel digiuno».


Anche le Acli hanno risposto all'invito del Patriarca, promuovendo momenti di preghiera e digiuno a livello personale, familiare e comunitario. Il presidente nazionale delle Acli, Emiliano Manfredonia, ha sottolineato l'importanza della pace, costruita sulla giustizia, sul dialogo e sul coraggio della fraternità.
 
Intanto la Rete Sbilanciamoci, che riunisce 51 organizzazioni e reti della società civile italiana impegnate sui temi della spesa pubblica e delle alternative di politica economica, in una nota condanna l'aggressione di Hamas contro la popolazione civile israeliana, definendola una violazione di trattati e convenzioni internazionali.Allo stesso tempo, esorta Israele a non utilizzare la sua potenza militare contro la popolazione civile della Striscia di Gaza e si appella al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite perché chieda un cessate il fuoco immediato, convocando una Conferenza di pace che risolva la questione israelo-palestinese attraverso la formula dei "due Stati per i due Popoli".