Topic:
8 Febbraio 2024
Ultima modifica: 8 Febbraio 2024 ore 08:03

Santa Giuseppina Bakhita, la protettrice delle vittime di tratta

Rapita a 7 anni, venduta come schiava, torturata. Poi diventa una suora canossiana. A lei è dedicata la Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta, nel giorno della sua memoria, l'8 febbraio
Santa Giuseppina Bakhita, la protettrice delle vittime di tratta
La giovane sudanese vissuta nella seconda metà dell'800, canonizzata da Giovanni Paolo II nel 2000, è divenuta simbolo di liberazione per le tante donne oggi schiavizzate dal racket della prostituzione.
Nasce nel 1869. Vive a Olgossa, in Sudan, con i genitori. Viene rapita all’età di 7 anni per essere venduta come schiava. Trasferita a Khartoum, viene arabizzata e le viene imposto il nome di Bakhita (fortunata).
La giovane schiava cambia padrone 5 volte e sperimenta indicibili sofferenze fisiche e morali: frustrate, ferite aperte su cui viene strofinato il sale, maltrattamenti e angherie. Viene riscattata dal console italiano a Khartum, Callisto Legnani che la offre all’amico veneziano Augusto Michieli. Questi la lascia libera e nel 1890 Bakhita riceve il nome di Giuseppina durante il battesimo e riceve anche la cresima.
Il 7 dicembre entra come novizia tra le figlie di S. Maddalena di Canossa e nel 1896 fa la sua professione religiosa. Nel 1902 entra in convento a Schio (VI) dove presta servizio prima come cuoca, poi in sacrestia e quindi come portinaia. Muore a Schio l’8 febbraio 1947.
Elevata agli onori degli altari il 1° ottobre 2000 da Giovanni Paolo II, la si festeggia il giorno della sua nascita al cielo, l'8 febbraio.

Protettrice degli schiavi e delle vittime di tratta

Un giovane chiese a Bakhita: «Cosa farebbe se incontrasse i suoi rapitori?». Senza un attimo di esitazione rispose: «Se incontrassi quei negrieri che mi hanno rapita, e anche quelli che mi  hanno torturata, m’inginocchierei a baciare loro le mani perché se non fosse accaduto ciò, non sarei ora cristiana e religiosa».
Giuseppina viveva alla lettera quanto scritto da san Paolo: «Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio» (Rom 8,28); guardava e vedeva le misteriose vie della Provvidenza di Dio e in tutto lodava la Sua misericordia. Con la sua testimonianza di fede semplice e coerente fu vera evangelizzatrice.
Con la sua umiltà, il suo costante sorriso, e la preghiera intensa per quanti aveva lasciato in Africa e per quanti incontrava nel suo cammino, specialmente i piccoli, i poveri, i sofferenti, dimostrava il suo profondo desiderio di far conoscere a tutti il Signore. Avrebbe voluto tornare in Africa per realizzare meglio questo suo desiderio, ma è la sua vita santa a renderla ancora oggi stimolo di conversione per la sua gente. Bakhita infatti è la prima santa del Sudan e la prima donna africana a salire sugli altari senza essere martire.
Da schiava aveva conosciuto innumerevoli ed inimmaginabili sofferenze, ma la libertà che Giuseppina cercava e viveva era quella dello Spirito, che le faceva ripetere in continuazione: «Come vòl el Paron» cioè «Come desidera il Signore».
Un sacerdote per metterla alla prova un giorno le chiese: «Se nostro Signore non la volesse in paradiso, che cosa farebbe?». E lei tranquillamente: «Mi metta dove vuole. Quando sono con Lui e dove vuole Lui, io sto bene dappertutto. Lui è il padrone, io sono la sua povera creatura».
Di fronte al mondo di oggi che proclama la libertà di far quel che si vuole, ma che non è mai soddisfatto ed è  sempre alla ricerca del potere, del possesso, dei piaceri, Bakhita, l’ex schiava, fa comprendere che chi si allontana da Dio si rende schiavo del proprio io e delle proprie passioni, mentre nell’obbedienza a Dio tutta la vita diventa un canto d’amore, di libertà, di gioia.

Le parole di papa Francesco su Santa Bakhita

La Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta, nel giorno della memoria di Santa Bakhita, è stata voluta da papa Francesco. La prima edizione si è tenuta nel 2015. In quella occasione, durante la preghiera dell'Angelus, Francesco ha detto:

«Incoraggio quanti sono impegnati ad aiutare uomini, donne e bambini schiavizzati, sfruttati, abusati come strumenti di lavoro o di piacere e spesso torturati e mutilati. Auspico che quanti hanno responsabilità di governo si adoperino con decisione a rimuovere la causa di questa vergognosa piaga, una piaga indegna di una società civile. Ognuno di noi si senta impegnato ad essere voce di questi nostri fratelli e sorelle, umiliati nella loro dignità.» 

Qui le iniziative promosse dalla Comunità Papa Giovanni XXIII in varie città italiane.