Risale a circa un mese fa il duplice assassinio di Nayeli Sepulveda, 30 anni ed Edison David, appena 15 anni, con colpi d’arma da fuoco, nelle vicinanze del villaggio La Esperanza. La loro colpa? Essere moglie e fratello di uno dei leader della Comunità di Pace di San José de Apartadó, nata nel 1997 come risposta nonviolenta alle violenze degli attori armati nella regione.
Per denunciare il clima di intimidazione e minaccia persistenti in Colombia, si è svolta il 23 aprile presso la Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera l’audizione dei difensori dei diritti umani in Colombia, organizzata dal Comitato permanente sui diritti umani nel Mondo, presieduto dall’Onorevole Laura Boldrini, a partire della mozione presentata dall’Onorevole Andrea Orlando. Primo tra gli interventi quello dei volontari di Operazione Colomba - Corpo Nonviolento di Pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, che dal 2009 ha una presenza di accompagnamento civile non armato alla Comunità di Pace di San José de Apartadó, nel nord-ovest del Paese.La Comunità di Pace, dalla sua fondazione, si è dichiarata neutrale rispetto al conflitto armato, pagando questo cammino nonviolento con l’assassinio di oltre 300 suoi membri, tra cui le ultime due recenti vittime. Il timore è che l'acuirsi delle tensioni renda sempre meno sicuro il lavoro degli attivisti per i diritti umani stranieri presenti nell'area, favorendo il prolificare di nuove realtà per la spartizione dello sfruttamento del territorio. La Comunità si trova nella sottoregione di Urabà Antioquia in Colombia, al confine con Panama. Qui si incrociano forti interessi economici, legati allo sfruttamento delle miniere di carbone e del legno, che in questa zona è molto pregiato e se ne trova in grande quantità.
In Colombia, Operazione Colomba svolge attività di accompagnamento protettivo disarmato internazionale alla Comunità di Pace. Si tratta di una forma di accompagnamento che prevede anche azioni di advocacy, singole o all’interno di reti di collaborazione, effettuate nei confronti di attori politici ed enti locali.
Lo scorso 19 marzo, Nayeli ed Edison sono stati assassinati nella loro casa, proprietà Las Delicias, villaggio La Esperanza, per il loro impegno nella difesa dei Diritti Umani, della terra e dell’ambiente. Nayeli era, con il marito, coordinatrice dello spazio umanitario della Comunità di Pace nel villaggio La Esperanza. Nei giorni precedenti il crimine, Operazione Colomba aveva accompagnato una commissione umanitaria della Comunità di Pace nel villaggio La Esperanza per far fronte a una situazione di emergenza per l’apertura illegale di una strada. Proprio su una parte di questo terreno Las Delicias, dove Nayeli ed Edison sono stati assassinati, ricade una concessione mineraria per l’estrazione di carbone.
A seguito del duplice omicidio, varie famiglie della Comunità di Pace sono state costrette ad un nuovo sfollamento forzato, mentre altre hanno coraggiosamente scelto di non abbandonare la propria terra nonostante le continue minacce di morte. Il crimine dello scorso 19 marzo aumenta il numero di esecuzioni extragiudiziali contro la Comunità di Pace, così come il numero di atti classificati dal diritto internazionale come crimini contro l'Umanità, che ad oggi superano i 1.500, denunciati davanti a diversi tribunali internazionali.
Secondo il documento emanato lo scorso 23 luglio dalla Defensoria del Pueblo, ente colombiano incaricato di difendere, promuovere, proteggere e diffondere i Diritti Umani, La Comunità di Pace “attraverso il suo processo di resistenza civile campesina e la difesa del territorio, continua a ricevere minacce, segnalazioni, stigmatizzazioni per la sua ferrea postura di dare visibilità e denunciare pubblicamente la presenza, il controllo sociale e territoriale che esercitano le AGC nella zona. Ricordiamo che la CdP come soggetto collettivo, gode di protezione speciale dichiarata tanto dall’onorevole corte costituzionale come dalla corte interamericana dei DU”.
Lo stesso Presidente colombiano Gustavo Petro, il giorno 20 marzo riprendendo la notizia dell’assassinio di Nayeli ed Edison, commenta che «Forze oscure vogliono riedificare il paramilitarismo nel nord-ovest del Paese».
«Respingiamo con forza la violenza subita dalla Comunità di Pace e ci uniamo, da un lato, alle parole di Papa Francesco con cui, nell'omelia della Domenica delle Palme, ha espresso vicinanza alla Comunità di Pace (premiata nel 2018 come esempio di impegno per l’economia solidale, la pace e i diritti umani) e, dall’altro, alle parole di condanna per l’atroce crimine come anche alla richiesta che non rimanga impunito – sono le parole di Silvia De Munari, volontaria di Operazione Colomba in Colombia –. Grazie per questo spazio che vuole alzare l’attenzione non solo sulla drammatica situazione che vive la Comunità di Pace di San José de Apartadó, ma anche sulla Colombia intera, Paese che necessita dell’accompagnamento e del sostegno internazionale per il raggiungimento di una vera pace basata sulla giustizia sociale e lo smantellamento dei gruppi paramilitari e di altri gruppi armati illegali».
«È preoccupante che, nonostante la diminuzione di alcuni indicatori di violenza, l'espansione territoriale e le violente strategie di controllo sociale dei gruppi armati non statali e delle organizzazioni criminali continuino ad avere gravi conseguenze per i diritti umani. Il consolidamento del potere dei gruppi in alcuni territori rappresenta un rischio per la governabilità della Colombia e per la tutela dei diritti umani della popolazione», è la denuncia contenuta nell’ultimo rapporto dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. Il rapporto denuncia anche il "controllo" che le organizzazioni esercitano sulle popolazioni, dove "uccidono, estorcono, minacciano, limitano i movimenti, reclutano minori, rapiscono e stuprano”.
Attacco alla Comunità di Pace in Colombia
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Continua Silvia De Munari: «Come Operazione Colomba I continueremo la nostra presenza a fianco della Comunità di Pace. Invitiamo le istituzioni italiane a condannare le sistematiche violazioni dei Diritti Umani di cui è vittima e a risaltare l’esperienza di costruzione della pace, difesa dei Diritti Umani e del territorio che la Comunità di Pace da 27 anni ha intrapreso: un processo di resistenza pacifica alla guerra che, sebbene continui a costare Vite Umane, è emblema per il mondo intero di nonviolenza attiva, soprattutto in questo tempo così oscuro a livello mondiale.
Dalla loro sopravvivenza, dipenderà anche la nostra e ripetiamo le parole di uno dei leader pochi giorni dopo l’assassinio di Nayeli ed Edison, ‘sapremo, anche oggi, trasformare tanto dolore in speranza’. Non una parola d’odio. Senza sete di vendetta, la Comunità di Pace chiama la comunità internazionale a sostenere la loro perché sia fatta verità e giustizia».
Alle parole di Silvia fa eco Giovanna Martelli, ex parlamentare e segretaria generale della Fondazione Rut, che da anni sostiene la Comunità di Pace di San José de Apartadó, ed è da pochi giorni rientrata dalla Colombia. «La Comunità di Pace è un esempio da seguire, dimostra che è possibile costruire un altro tipo di società, ed è attraverso quel tipo di costruzione di società che si agisce sulle cause strutturali dei conflitti. Per queste ragioni è importante darle voce e ringrazio la Camera dei Deputati per averci dato udienza oggi. È evidente che senza una attenzione internazionale forte l'Accordo di Pace non può procedere. Gli ideali della Comunità di Pace sono quelli che dovrebbero essere alla base della coesistenza pacifica di tutta la Colombia, per questo vogliamo richiamare l'attenzione e continuare tutti i giorni a essere presenti al fianco delle nostre organizzazioni che, come Operazione Colomba, compiono azioni concrete. E' importante che le nostre associazioni e ONG siano lì presenti con il sostegno anche politico. Ringrazio i nostri parlamentari per la mozione e spero si riesca ad organizzare a breve una missione politica italiana in Colombia. E' bene che l'Italia faccia la sua parte per aiutare il processo di Pace, non possiamo permetterci di chiudere gli occhi su questo».
Come relatrici all’incontro anche altre illustri rappresentanti: Simona Fraudatario per la Fondazione Basso e la Rete Italiana “Colombia Vive!”, Francesca Casafina ricercatrice dell'Universita Roma Tre e Gloria Mendiola, esule colombiana di APS Migras.
I parlamentari firmatari della mozione presentata dall’Onorevole Orlando si impegnano a “promuovere attraverso l’Agenzia di Cooperazione allo Sviluppo, programmi di Cooperazione dedicati al processo di pacificazione del Paese ponendo particolare attenzione alla riparazione integrale delle vittime, alla partecipazione della società civile e al coinvolgimento delle donne nel processo di pace nel quadro della Risoluzione UN 1325, all’osservanza degli Accordi di Pace del 2016 e alla complementarità dei processi negoziali nel quadro della politica di Pace Totale (Paz Total) del Governo del Presidente Gustavo Petro e a valorizzare e tutelare la presenza italiana dei Corpi Civili di Pace in Colombia come nel caso di Operazione Colomba, quale strumento di intervento nonviolento per la costruzione e il mantenimento della Pace”.