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23 Marzo 2023

Dopo il terremoto la Turchia è devastata anche dall'alluvione

Piogge torrenziali e inondazioni devastano Sanliurfa e Adiyaman, già colpite dal terremoto del 6 febbraio scorso. Viaggio in Anatolia tra la popolazione ferita.
Dopo il terremoto la Turchia è devastata anche dall'alluvione
Foto di Giulia Longo
In questi giorni Giulia Longo,è in visita nelle zone terremotate ed ora anche alluvionate della diocesi dell'Anatolia. «I ragazzi chiedono aiuto per progettare il loro futuro.»

Istanbul, 22 marzo 2023.

La Turchia non fa in tempo a piangere i suoi 55 mila morti causati dal terremoto di magnitudo 7,9 che il 6 febbraio ha devastato il Sud del paese, che ora deve fare i conti con piogge torrenziali e alluvioni che si sono abbattute sulle stesse zone disastrate, mietendo nuove vittime.
 
Il bilancio dei morti dell’alluvione di metà marzo è di almeno 16 persone altre risultano disperse. Le vittime erano sfuggite al terremoto ma hanno poi trovato la morte proprio nei container invasi dall’acqua, dove erano costretti a vivere in seguito alle forti scosse che hanno fatto tremare la terra distruggendo o rendendo inagibili le loro case. Le zone colpite sono Şanlıurfa e Adiyaman, due delle province del sud est anatolico.  
Una tragedia nella tragedia che rende difficile tutto: soccorsi, ricostruzioni, ripresa delle vite.
Ed è in questo scenario, quasi apocalittico che Giulia Longo, l’operatrice italiana di Caritas Turchia che coordina l'emergenza terremoto, continua instancabilmente a lavorare con il suo staff per aiutare le famiglie dell’Anatolia. Famiglie che versavano in situazioni difficili già prima del terremoto: povere, sfuggite dalla guerra in Siria, alla ricerca di un riscatto, alle quali ora non è rimasto nulla.
 

È da un mese e mezzo che il paese vive nell’emergenza così come gli operatori Caritas. «Tutti gli operatori non sono persone esterne ma del territorio, sono coinvolti, l'unica che viene dall'estero sono io. Ma mi sento una di loro.»

Giulia Longo in questo momento è di base a Istanbul; gli uffici Caritas a Gaziantep dove lavorava prima del terremoto, sono inagibili. Tutti gli operatori sono sfollati e vivono in uno stato di emergenza.
«Vivevamo in quelle zone e le persone terremotate sono le stesse che seguivamo prima del terremoto.»
In questo periodo stanno rispondendo alle emergenze occupandosi della logistica, e dei progetti di sviluppo nelle diverse zone colpite dal terremoto.

Nei territori della Turchia orientale, dal terremoto all’alluvione

Da mercoledì 22 marzo Giulia sta visitando le zone colpite dal terremoto, ora anche dall’alluvione per verificare la situazione in cui versano le famiglie da Gaziantep a Sanliurfa.
La situazione è dura. La terra sta ancora tremando e tra la pioggia battente e l’alluvione tutto è veramente complicato.
«Andiamo a visitare i luoghi e le comunità non solo per rispondere alle emergenze, ma anche per fare con loro progetti a medio termine - racconta Giulia. Oltre a provvedere al sostentamento delle persone fornendo loro cibo, vestiario e generi di prima necessità, i ragazzi ci chiedono un sostegno per poter continuare a studiare: hanno bisogno di computer per fare le lezioni on line, di tablet e di altri materiali. Poi c’è la necessità di riprendere in mano i progetti di micro credito, che portavamo avanti anche prima del terremoto con alcune donne, per l’inserimento nel mondo del lavoro. Vogliamo capire insieme con loro quali sono le loro esigenze, i loro sogni.»

Gli aiuti umanitari in Turchia, ma ora serve progettare il futuro

Gli operatori Caritas sono operativi nei centri di ascolto sul territorio, ma Giulia, per motivi di sicurezza, non mi può dire quanti sono e rivelare dove si trovano.
«Non posso rispondere… è una situazione difficile» - risponde dispiaciuta. «Ma riusciamo ad arrivare alla gente, parliamo con loro. Stiamo supportando molte attività per far arrivare il cibo, il vestiario, di accoglienza nelle città. È fondamentale far continuare ad arrivare gli aiuti nelle diocesi in Anatolia. A Iskenderun sono stati distribuiti 17.500 pasti caldi, oltre 10.000 pacchi di cibo; 43.000 pasti caldi in Antiochia del sud.»
Poi c’è il futuro dei ragazzi: «Portiamo avanti attività di dopo scuola. Sono state predisposte tre tende dove, durante il giorno, i ragazzi possono studiare con dei maestri, seguire la scuola on line. Gli universitari hanno perso tutto, come i computer per poter seguire le lezioni a distanza. Hanno voglia di rialzarsi.»
 

Giovedì 23 marzo inizia il Ramadan

Giulia sottolinea che continua ad esserci una emergenza dietro l’altra. Oggi, giovedì 23 marzo inizia il Ramadan, il mese sacro dell’Islam per commemorare la rivelazione del Corano da parte dell'angelo Gabriele al profeta Maometto, avvenuta durante il mese del Ramadan nel 610.
Perché è un’emergenza? «Essendo un paese a maggioranza islamica, soprattutto in queste zone prevalentemente Sunnite, il Ramadan è un periodo di digiuno spirituale importante e la gente non ha cibo per spezzare il digiuno la sera.» Il Ramadan infatti dura dai 29 ai 30 giorni e i musulmani digiunano dall’alba al tramonto. I pasti previsti sono la colazione prima della preghiera e la cena dopo il tramonto e la preghiera serale.
 
Come state vivendo questa situazione? Giulia: «Non è facile. Siamo sempre sotto stress. Ma da tutto questo si impara cosa significa essere impotenti. Ci aiuta a conoscere le nostre capacità e a capire fino a dove si può intervenire.»
 

Scossa di terremoto: Giulia ha rischiato di morire 

Istanbul, 21 febbraio 2023. «Mi sento, e non esagero, di essere stata miracolata per la seconda volta. Lunedì 20 febbraio poco dopo le 18, mi trovavo all’aeroporto di Hatay per tornare a Istanbul, dopo tre giorni di visita nei luoghi terremotati. Ad un certo punto è arrivata una scossa fortissima. Il pavimento ha iniziato ad alzarsi, sembrava che qualcosa lo stesse attraversando di sotto. Vedevo attorno a me gente spaventata, che urlava. Gente che al tremare della terra perdeva l’equilibrio, che non riusciva a stare in piedi. Scene di panico terribili. Io non so dove ho trovato la forza, ma sono riuscita a correre fuori e a salvarmi.»
Momenti drammatici, vissuti in prima persona dall’italiana Giulia Longo che sta coordinando a livello nazionale l’emergenza terremoto per Caritas Turchia. È ancora incredula per essere sopravvissuta ieri ad una nuova scossa di terremoto di magnitudo 6.4 che ha colpito la provincia di Hatay dove si trovava. La protezione civile turca AFAD ha confermato che questo terremoto è stato un terremoto originato dalla faglia di Antakya nel sud di Antakya. Finora si sono verificati 116 terremoti centrati ad Hatay, il più grande dei quali è stato di 5,8 dopo questa scossa.
 
Stoccaggio aiuti a Iskenderun
Foto di Giulia Longo
Generi di prima necessità per la popolazione colpita dal terremoto a Iskenderun
Giulia Longo durante la visita nei luoghi terremotati nella diocesi dell'Anatolia


Da tre giorni Giulia si era spostata da Istanbul, dove è stato allestito un centro strategico Caritas, per far visita ad alcune zone della diocesi dell’Anatolia e fare un bilancio sui bisogni e sull’arrivo degli aiuti. E soprattutto per vedere se tutti li stanno ricevendo.
«Ho visitato Iskenderun, Mersin, città che si è salvata dal terremoto e che è diventata centro di accoglienza per sfollati e poi ho visitato Antakya nella provincia di Hatay».
Si è smesso di scavare tra le macerie, tranne che a Kahramanmaras e Hatay. «Si sta procedendo al recuperando dei corpi per dar loro una sepoltura. La gente aveva iniziato a provare a dormire all’interno di quel che rimaneva delle loro case, ma è arrivato un nuovo terremoto e questo ha reso tutto nuovamente difficile e complicato.  Sono crollati altri palazzi e ospedali» - racconta Giulia. Il 20 febbraio ha raggiunto l’aeroporto di Hatay e si è trovata nel mezzo della fine del mondo. Dopo il panico iniziale è riuscita a rientrare al centro operativo Caritas a Istanbul. «Sono tornata ieri notte a Istanbul con un aereo di evacuazione».  


 



Dal centro operativo di Caritas Turchia, di cui è coordinatrice nazionale, sta organizzando le azioni di aiuto nei territori di competenza. «Con il gruppo di tecnici guidato dalla Caritas internationalis (Confederazione di tutte le Caritas) abbiamo deciso di continuare, nonostante la situazione drammatica, a rispondere all’emergenza. Allo stesso tempo la Caritas Turchia sta gestendo attività più strutturate nei confronti della popolazione colpita dal sisma fornendo loro pasti, generi di prima necessità, alloggi…»

Bilancio di morti

Secondo la dichiarazione rilasciata dall'AFAD, la perdita di vite umane a Kahramanmaraş, Gaziantep, Şanlıurfa, Diyarbakır, Adana, Adıyaman, Osmaniye, Hatay, Kilis, Malatya ed Elazığ è stata di 42.310. Il numero di persone evacuate dalla regione ha raggiunto oltre 448 mila.
Poi c’è l’emergenza dei bambini orfani. «A questo proposito tutti gli aiuti sono centralizzati e quindi è difficile intervenire».


Viaggio apostolico del Dicastero per le Chiese orientali

Appena arrivata a Istanbul, il 21 febbraio, un nuovo appuntamento alla Nunziatura con il prefetto del Dicastero per le Chiese orientali monsignor Claudio Gugerotti, che ha voluto incontrare la Conferenza episcopale turca e altre Agenzie impegnate nell'aiuto alla popolazione colpita dal sisma.
 
«Dopo essere stato in visita ufficiale in Siria è venuto da noi in Turchia - ha raccontato Giulia -. Ci ha portato dei messaggi belli, forti che ci hanno dato speranza in questi momenti di difficoltà. È importante aver sentito la vicinanza del Santo Padre attraverso la visita del prefetto: una visita che non è stata di cortesia, ma di sostegno, dedicata all’emergenza. Ci ha incoraggiati ad andare avanti, ci ha fatto sentire la presenza della Chiesa dentro l’emergenza. Ci ha detto di considerare le sue mani come fossero quelle del Santo Padre.»

Giulia: «Anch'io una sfollata!» 

La prima volta che Giulia si è sentita miracolata è stato il 6 febbraio, giorno del terremoto di magnitudo 7, 9 che ha devastato il sud della Turchia e la Siria del nord. La sua casa si trovava nella zona più colpita, a Gaziantep, ma lei da qualche giorno aveva raggiunto l’Italia per far visita ai suoi genitori.
La notizia del terremoto le è arrivata alle prime ore dell’alba italiana e nel giro di qualche giorno, con il vescovo Paolo Bizzeti, gesuita, vicario apostolico dell’Anatolia e vescovo di Tabe, ha fatto ritorno in Turchia.

Della sua casa, della chiesa, degli uffici della Caritas dove lavorava, non è rimasto nulla.
Con un pizzico di tristezza dice: «In questo momento vivo da sfollata a Istanbul, in un alloggio della chiesa con dei colleghi. Con me ho solo uno zainetto con poche cose. Speravo di poter andare a vedere se è rimasto qualcosa della casa in cui vivevo a Gaziantep e magari recuperare delle cose. Adesso però, con questo nuovo terremoto, la vedo dura. Ho perso tutto, non ho più niente…»
 
Già prima del terremoto, ricorda la coordinatrice di Caritas Turchia, «in Anatolia si viveva in situazione di grande vulnerabilità legata all’andamento economico, alla presenza di 5 milioni di profughi che ci sono in questo paese, al confine con la Siria che si porta dietro ferite molto profonde».

Coordinatrice emergenza terremoto in Turchia

«In questo momento sto coordinando un’emergenza di cui io stessa sono anche vittima. Non è come sempre in cui una persona esterna cerca di inserirsi dentro in una situazione di bisogno. Così i miei colleghi che dormono nelle macchine, che hanno perso famigliari. Non abbiamo un posto dove fare la messa. La terra continua a tremare. Quello che ci continua a tenere uniti sono gli aiuti che arrivano dall’esterno e il desiderio di portare un messaggio di cambiamento attraverso l’incontro con le persone e salvarsi insieme.»

 

Non si scava più all ricerca dei superstiti

20 febbraio 2023. Si è smesso di scavare tra le macerie alla ricerca di superstiti del terremoto che il 6 febbraio ha devastato il sud della Turchia e il nord Siria. L'agenzia governativa di soccorso (Afad) ha annunciato che si continuerà a scavare nelle due zone più colpite: Kahramanmaras e Hatay.
Sono oltre 46mila vittime, di cui 40.689 in Turchia e oltre i 5800 in Siria.
Qui l’arrivo dei soccorsi è complicato a causa della guerra civile in corso.
Nel frattempo la terra continua a tremare. Come riportato  dall’agenzia stampa Anadolu venerdì si è registrata una nuova scossa di terremoto di magnitudo 5.0 nel distretto di Göksun, nella provincia centrale di Kahramanmaraş in Turchia. La profondità del terremoto è stata determinata in 12,18 chilometri.
 

Le promesse di Erdogan

Istanbul, 16 febbraio 2023. Aggiornamento terremoto in Turchia e Siria 
 
È trascorsa più di una settimana da quando, il 6 febbraio, il sud est della Turchia e il nord della Siria è stata in parte distrutta da una violentissima scossa di terremoto di M 7.8.
Quasi 41 mila le vittime, un numero destinato a salire di ora in ora che potrebbe arrivare a 50.000. di cui, secondo il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, 35.418 persone sono morte in Turchia e 13.208 i feriti ancora ricoverati in ospedale.
In Siria i morti sono almeno 5.714 secondo i dati che arrivano dai territori controllati dal governo e dai ribelli.
Erdogan parla di 1.6 milioni di sfollati. «Non abbiamo un solo minuto da perdere» - ha dichiarato al termine della Riunione di gabinetto presidenziale tenutasi il 14 febbraio. Ha promesso che la ricostruzione partirà all’inizio di marzo e che la costruzione di 30mila case avverrà entro un anno: «alloggi sicuri e di qualità nell'intera zona sismica».

Di cosa c'è bisogno?

In questo momento, da Istanbul, Giulia Longo sta gestendo come coordinatrice nazionale di Caritas Turchia, l'emergenza terremoto. Gli uffici Caritas che si trovavano a Gaziantep sono inagibili.
«È stata creata una squadra di emergenza e da sabato 11 febbraio 4 membri del personale si sono trasferiti nell'area interessata. Si sta ancora valutando come gestire le risorse in base ai bisogni osservati per rispondere più rapidamente possibile» - racconta Giulia.
La situazione è critica e i problemi logistici che vanno «dall’approvvigionamento, le forniture, i vari permessi che servono per spostare camion o altri veicoli alla gestione dei flussi finanziari sono veramente molti.»
 
Iskenderun aiuti
Foto di Caritas
Aiuti per gli sfollati del terremoto a Iskenderun
Foto di Caritas


A Iskenderun, una delle città colpite dal terremoto e nelle zone costiere, il mare ha invaso le città.  Le inondazioni (dovute allo tsunami) hanno aggravato la situazione. «Anche qui gli uffici di Caritas Anatolia sono stati in gran parte danneggiati» - fa un bilancio della situazione Giulia. John Farhad Sadredin, direttore della Caritas Anatolia, da Istanbul ha raggiunto Iskenderun impiegandoci 48 ore. Caritas è presente nei luoghi del disastro distribuendo generi alimentari e altri generi. Attorno agli spazi della diocesi è stata resa operativa una mensa per i poveri e allestito un magazzino con vestiti, scarpe, generi alimentari e igienici.
«In città si registrano ancora carenze di elettricità, gas e acqua, mentre la disponibilità di rifornimenti nei supermercati locali è limitata e non è più possibile prelevare contanti agli sportelli automatici.»
Il team Caritas, spiega Giulia, ha raggiunto anche la città Antakya. «È in gran parte devastata; molte persone sono già partite e le restanti sono raccolte nelle tende. La chiesa cattolica locale è parzialmente danneggiata.
A Mersin, prima zona esterna al terremoto che accoglie sfollati, il team ha fatto un primo bilancio della situazione in città. «I bisogni principali sono cibo, coperte, materiale per il lavaggio, vestiti e articoli per l'igiene. Tutte queste cose possono essere acquistate localmente mentre il mercato funziona e può servire anche Iskenderun e Antakya.»
Nelle strutture della chiesa vengono ospitate 80 persone - diversi rifugiati che ora sono anche sfollati – a cui sono garantiti 3 pasti al giorno.
«La struttura della Chiesa locale necessita di cucine NFI, 2 lavatrici e 1 congelatore.»
Sta crescendo il numero degli sfollati che chiedono alloggio nelle città di İstanbul, İzmir e Ankara. I direttori della Caritas locale stanno lavorando per trovare soluzioni a queste esigenze.

Ancora vita sotto le macerie

Intanto dove si può si continua a scavare tra le macerie. Finora sono state salvate oltre 105mila persone. 
Ieri una ragazza di 17 anni è stata estratta viva dalle macerie a 248 ore dal devastante terremoto che ha colpito il sud della Turchia
Ma i corpi sotto le macerie sono ancora molti. Nelle zone colpite manca l'acqua potabile a causa delle tubature rotte e i rifuti devono essere smaltiti - segnala Save the children. Nella situazione attuale c'è il rischio di trasmissione di malattie attraverso l'acqua. 
Migliaia sono gli orfani a causa del terremoto.
Preoccupante intanto il fenomemo dei tentati rapimenti in ospedale di bambini feriti dal sisma.

Primo bilancio. La situazione del terremoto in Siria

In Siria i morti sono almeno 5.714: bilancio fornito dal governo siriano e dai ribelli che controllano la maggior parte delle aree colpite. Il numero è approssimativo, dato che i ribelli continuano la loro guerra civile non permettendo agli aiuti di arrivare nei territori devastati dal terremoto. Solo il 14 febbraio 11 tir dell’Onu hanno ottenuto l’autorizzazione a varcare il confine turco di Oncupinar per portare sostentamento alla popolazione siriana che versa in condizioni disperate.

Oggi, 17 febbraio fino a martedì 21, il prefetto del Dicastero per le Chiese orientali monsignor Claudio Gugerotti  visiterà le zone colpite dal sisma. Nel programma l'incontro con i vescovi e gli operatori di Caritas e altre Agenzie impegnate nell'aiuto alla popolazione colpita.

Coordinamento emergenza terremoto Turchia


Istanbul, 9 febbraio 2023.
È tutto uno squillare di telefoni, di persone che parlano in maniera concitata quello che sento di sottofondo al telefono con Giulia Longo.
La coordinatrice nazionale di Caritas Turchia per l'emergenza terremoto, da ieri si trova a Istanbul, non di certo una zona esente dall'essere toccata dal terremoto. Qui si teme il "big one", un terremoto ancora più forte con epicentro proprio nella provincia di Istanbul. Ma nessuno sa quando ci sarà. 

È la prima tappa di un viaggio che la porterà al più presto nelle zone colpite dal terremoto.
«Adesso sono qui perché c’è bisogno di un coordinamento esterno di tutte le azioni dei soccorsi che si trovano sul campo. C’è bisogno di vedere con chiarezza la situazione per coordinare al meglio tutti gli interventi».
Il gruppo di emergenza è composto da due persone della Caritas italiana e altri della Caritas Turca.

La prima cosa che mi viene da chiedere a questa ragazza di soli 27 anni è sentire come sta. «Sì, sto bene, ma non nego di essere molto stanca.»
Allo stesso tempo però, la responsabilità di sapere che molti degli interventi dipendono anche dalle proprie decisioni, fa sì che la forza prenda il sopravvento sulla stanchezza.
«Non c’è tempo di sentirsi stanchi o di farsi sopraffare dalla tristezza. Sono invece felice di dare tutta me stessa, in questo modo incanalo tutto il mio dolore nell’aiutare chi sta soffrendo.»

La situazione è fagocitata dall’emergenza, dalla drammaticità di questo terremoto che ha colpito pesantemente il sud est della Turchia e il nord ovest della Siria. Le aree interessate dal terremoto si trovavano già in una situazione umanitaria difficile. Anche gli ospedali sono andati distrutti e questo rende complicate le operazioni umanitarie.  
«Sono in continuo coordinamento con la Conferenza episcopale Turca e la Conferenza episcopale italiana per capire il da farsi.»
Per non parlare il lavoro di collaborazione con Caritas internazionale. Un lavoro di rete con tutte le confederazioni della Caritas a stretto contatto con le associazioni che lavorano sul posto.

Come aiutare la Turchia e la Siria?

Giulia sta cercando di ricomporre il puzzle degli interventi sul territorio per aiutare tutte quelle persone che non sanno più dove ripararsi dal freddo, dalla neve, che addirittura non sanno come cibarsi perché tutto è complicato, persino portare gli aiuti.

Perché c’è bisogno di tutto. «Cibo, elettricità, acqua, gas, container, per non dire delle case. Ma le strade sono bloccate, servono i permessi e non si riesce a far arrivare i rifornimenti… insomma bisogna essere sul campo.»

Giulia con il suo staff è pronta a fare tutto ciò che la situazione richiede per rispondere al meglio ai bisogni della popolazione. «Ora siamo qui, ma fra un’ora, un giorno, non so dove saremo. È chiaro che ho bisogno al più presto di avere una base vicino al campo, alla logistica.»

Turchia: soluzioni reali e meno proclami

Il telefono di Giulia è rovente, le persone che conosceva la chiamano continuamente. Molte hanno perso tutto, altre sono morte.
«È una catastrofe, anzi, è l’Apocalisse – dice senza mezze parole Giulia -, che sta facendo venire fuori le verità, il vero volto di tante cose. Anche cose belle, come la grande generosità di tante Ong che portano i loro aiuti, ma questa Apocalisse sta facendo emergere quali sono i veri problemi del sistema.»
Nel caos dovuto all’emergenza, alla criticità della situazione, Giulia fa emergere che in questo momento c’è bisogno di ascolto. «Ci vuole tempo per ascoltare subito le vittime, il bisogno, il dolore e mi piacerebbe che funzionassero veramente i governi e le istituzioni. Ecco di cosa c’è bisogno, di ascolto profondo e soluzioni reali.»


Per aiutare Turchia e Siria:Caritas Internationalis

È italiana la coordinatrice emergenza in Turchia

(8 febbraio 2023)
È Giulia Longo, program manager e già focal point del settore dell'emergenza in generale, la coordinatrice nazionale di Caritas Turchia per l'emergenza terremoto. Tornata da poco in Italia è ripartita alla volta di Iskenderun nella provincia di Hatay, Gaziantep e Salniurfa.

«Sono in viaggio con un gruppo di esperti esterni e locali e dopo un coordinamento a Istanbul per tutta la parte logistica e di valutazione, raggiungo la parte sul campo dove già sto coordinando l'ufficio diocesano colpito dal terremoto e tutti coloro che si stanno coinvolgendo nei soccorsi.»


Lei è scampata al terremoto perché da qualche giorno si trovava in Italia in visita ai suoi a Valdagno. Il terremoto ha avuto proprio come epicentro la zona della provincia di Gaziantep dove vive e lavora per la Caritas dell’Anatolia e Turchia.
Dal 6 febbraio, giorno in cui la forte scossa di magnitudo 7.9 ha colpito il sud della Turchia, il telefono di Giulia è stato invaso da continue telefonate e da un susseguirsi di riunioni con i suoi collaboratori per trovare soluzioni di aiuto alle persone colpite da questa tragedia.

L’Oms teme che si possa arrivare a oltre 20 mila vittime

Turchia terremoto palazzi distrutti
7 febbraio 2023. Le operazioni di soccorso vanno avanti senza sosta per recuperare i sopravvissuti di un palazzo crollato a Iskenderun, Turchia, dopo il devastante terremoto.
Foto di Erdem Sahin


La terra fra Turchia e Siria continua a tremare e a terrorizzare la gente che si è radunata in strada sotto la morsa del gelo tra neve e pioggia. Si calcola che le vittime ufficiali del sisma siano più di 9.500, oltre 6.957 sono in Turchia, 2.547 in Siria. Numeri destinati a crescere. L’Oms teme che si possa arrivare a oltre 20 mila vittime.
Ora si sta scavando tra le macerie delle abitazioni, anche a mani nude, per salvare le persone ancora vive che si trovano sotto le macerie.
La Caritas chiede aiuto:


«La situazione è complessa da leggere – ci racconta la coordinatrice dell’emergenza Turchia - perché il confine non è una zona facile e tanti stanno correndo in soccorso, ma con poco coordinamento e questo è terreno fertile per tanti errori sulla pelle delle persone, ma la solidarietà è tanta e si sente e questo dà speranza».
Giulia torna sul campo per coordinare gli aiuti, non vuole perdere tempo perché la gente è veramente disperata. Ha l’obiettivo di andare a toccare con mano tutta la zona terremotata, «anche le zone più dimenticate» - dice.

È dal 2021 che Giulia vive in Turchia dove lavora con i gruppi di migranti più vulnerabili, come mediatrice di lingua araba, al centro d’ascolto per l'Ufficio diocesano anatolico di Caritas Turchia. Tante le persone che incontra, molte donne. Ora torna in Turchia.
«Mi sento affaticata personalmente per le tante perdite che anche io ho subito, ma sono anche molto felice di mettere le mie energie e tutto questo dolore in canale concreto.».

Terremoto devasta il sud della Turchia fino in Siria


Italia, 6 febbraio 2023
«C’è appena stata una seconda scossa di magnitudo 7,7 nel centro di Malatya», il capoluogo della provincia omonima, nell'Anatolia Orientale, Turchia, definita “regno delle albicocche" per la fiorente produzione di albicocche.
 
L’aggiornamento arriva da Giulia Longofocal point della Caritas Turchia per le emergenze, in collegamento telefonico da stamattina con i centri anticrisi turchi, dato che da qualche giorno Giulia si trova in Italia.
Si sta coordinando con AFAD: «Stiamo cercando di trovare soluzioni possibili per mettere in sicurezza le persone rimaste senza una casa a causa del terremoto che questa mattina ha devastato il distretto di Pazarcık di Kahramanmaraş, nel sud-est della Turchia vicino al confine con la Siria». Da questa mattina ci sono state 42 scosse.
«Non abbiamo più niente: la cattedrale di Iskenderun è distrutta, non ci sono più gli uffici e i luoghi in cui operava la Caritas.»
«Con la confederazione delle Caritas stiamo tenendo una finestra aperta per ascoltare e raccogliere le esigenze della gente.»
 
La situazione dal punto di vista meteorologico non aiuta. Nevica e fa molto freddo e alla gente non rimane che stare all’aperto per mettersi in salvo, perché le stanze della Caritas sono inagibili.
«Le persone in questo momento sono costrette a rimanere in spazi aperti sotto la neve. I nostri operatori stanno distribuendo cose da mangiare e vestiti. Ci stiamo coordinando anche con il governo che ha un’unità di crisi divise per regioni. Noi interveniamo dove non possono loro e viceversa.
 

6 Febbraio un terremoto devastante

Alle 4,17 di stanotte (2,17 in Italia) un fortissima scossa di terremoto di magnitudo 7.9 ha colpito il sud della Turchia. L’epicentro nella provincia di Gaziantep, la città più grande della regione dell’Anatolia sud orientale dove vive Giulia Longo, volontaria della Comunità Papa Giovanni XXIII e Program Manager per la Caritas Turchia.
Dall’agosto del 2021 lavora con i gruppi di migranti più vulnerabili, come mediatrice di lingua araba, al centro d’ascolto per l'Ufficio diocesano anatolico di Caritas Turchia, per la quale agisce in tutto il territorio nazionale come focal point per le emergenze che riguardano le catastrofi umanitarie e ambientali.

Giulia Longo, si occupa delle emergenze in Turchia per la Caritas 

Da qualche giorno Giulia è in Italia. La notizia del terremoto l’ha raggiunta questa mattina all’alba a Valdagno in provincia di Vicenza dove si trova in visita alla sua famiglia.
 
«Stanotte - racconta Giulia al telefono - un forte terremoto ha colpito le zone in cui vivo. Io e il vescovo Paolo Bizzeti, gesuita, vicario apostolico dell’Anatolia e vescovo di Tabe, siamo in Italia da qualche giorno. Sappiamo che ci sono molti dispersi ed è crollato tutto»

Turchia terremoto
6 febbraio 2023. Un terremoto ha devastato la zona di Gaziantep
Turchia terremoto macerie
6 febbraio 2023. Un terremoto ha devastato la zona di Gaziantep
Turchia terremoto
6 febbraio 2023. Un terremoto ha devastato la zona di Gaziantep
Turchia terremoto persone
6 febbraio 2023. Un terremoto ha devastato la zona di Gaziantep
Terremoto in Turchia palazzo
6 febbraio 2023. Un devastante terremoto in Turchia ha ridotto in macerie palazzi e case.
Turchia terremoto chiesa distrutta
6 febbraio 2023. Un terremoto ha devastato la zona di Gaziantep.
Turchia terremoto anziana macerie
7 febbraio 2023. Una donna è disperata mentre i soccorsi cercano di estrarre le persone intrappolate dalle macerie di un edificio a Iskenderun, Turchia.
Foto di Erdem Sahin


Per la Caritas Turchia, Giulia Longo, si occupa delle emergenze. Raccontava in un’intervista del marzo 2022, «scrivo e gestisco tutti i progetti per le emergenze che riguardano le catastrofi umanitarie e ambientali, perché la Turchia è anche un territorio sismico con diversi terremoti o alluvioni.»

Caritas Turchia, Governo e Protezione Civile al lavoro per emergenza terremoto 

Dalle 5 di questa mattina Giulia è al telefono per l’emergenza terremoto.
«Stiamo cercando di capire come gestire l’emergenza, sapere quanta gente manca. È crollato tutto, tutto - ripete diverse volte Giulia - persino la nostra Chiesa.»
È in contatto con la Protezione Civile, il Governo di Ankara e la confederazione delle Caritas.
Come  Focal Point Nazionale per l'Emergenza, Giulia ha avuto una riunione di coordinamento con l'AFAD per raccogliere tutte le informazioni e l'Ufficio Diocesano ha allertato tutti i beneficiari a non avvicinarsi all'area ea seguire le indicazioni dell'AFAD. La hotline del Centro di Ascolto è aperta.

Il terremoto si è verificato nel distretto di Pazarcık di Kahramanmaraş, nel sud-est della Turchia vicino al confine con la Siria. È stato avvertito fortemente nelle regioni orientali, sud-orientali, del Mediterraneo, dell'Anatolia centrale e del Mar Nero.
«I cittadini, colti dal terremoto nel sonno, - ci fa sapere Giulia Longo - sono scesi per le strade innevate in preda al panico e alla paura. Nonostante la temperatura dell'aria fosse sotto lo zero in molte province della regione, i cittadini hanno iniziato ad aspettare intorno ai fuochi che bruciavano e nei loro veicoli.»
Dopo il terremoto, spiega, si sono verificate altre 42 scosse di assestamento, la più grande delle quali è stata di magnitudo 6,6. È stato sentito intensamente nelle province circostanti, specialmente a Kahramanmaraş, Hatay, Osmaniye, Adıyaman, Gaziantep, Şanlıurfa, Diyarbakır, Malatya e Adana.
«La regione della diocesi dell'Anatolia è stata fortemente colpita dal terremoto - precisa Giulia -. La cattedrale di Iskenderun è crollata totalmente e gli uffici e gli spazi della Caritas sono stati fortemente danneggiati». 
 
Secondo le prime informazioni ricevute da SAKOM, 280 persone hanno perso la vita a Kahramanmaraş, Gaziantep, Şanlıurfa, Diyarbakır, Adana, Adıyaman e Malatya; 440 persone sono rimaste ferite a Kahramanmaraş, Gaziantep, Şanlıurfa, Diyarbakır, Adana, Adıyaman, Malatya, Osmaniye, Hatay e Kilis.»
 

Quanto è stata forte la scossa di terremoto in Turchia

Secondo quanto riportato dei principali media, la prima scossa, quella delle 2,17 ora locale, è stata di grado 7,9 della scala Richter. Una potenza devastante.
Per avere un termine di paragone, il terremoto più forte registrato in Italia è quello dell’11 gennaio 1693 nella Sicilia sud orientale ed aveva magnitudo 7,32.
Venendo alla storia più recente, il terremoto del 1976 in Friuli ebbe una magnitudo di 6,5; quello del 1980 in Irpinia una magnitudo di 6.9; quello dell’Aquila nel 2009 una magnitudo di 5.9.
In Turchia, alla prima scossa fortissima ne sono seguite altre, meno intense ma comunque fortissima: una alle 2,28 con magnitudo 5.6; una alle 2,36 con magnitudo 5.2; una alle 2,58 con magnitudo 5. 
Centinaia le persone morte, migliaia i feriti, con un bilancio in continua evoluzione.
Il terremoto ha colpito anche la Siria ed è stato avvertito in Libano e Israele.
All’alba di stamattina era stato lanciato in Italia un allarme per possibile tsunami che avrebbe potuto colpire le coste del Sud, poi rientrato.
 
 

 Chi è Giulia Longo?