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25 Aprile 2022
Ultima modifica: 25 Aprile 2022 ore 07:59

I volontari italiani: anche i russi soffrono per questa guerra

Mancano medicinali salvavita, alimenti. Le sanzioni alla Russia stanno colpendo i più deboli. Due volontari italiani raccontano le sofferenze del popolo russo.
I volontari italiani: anche i russi soffrono per questa guerra
Foto di Klim Musalimov
I volontari italiani in Russia mettono in guardia dalla russofobia, quel sentimento indiscriminato anti-russo che rischia di far pagare ad un popolo intero l'errore commesso dal suo presidente.
«Per favore, aiutate le persone che incontrate a non diventare russofobi perché non è il popolo russo che ha scelto di iniziare questa guerra».
È la voce di un volontario italiano che da 20 anni vive in Russia e che per ovvie ragioni di sicurezza vuole rimanere anonimo.

Una guerra, quella ucraino-russa, iniziata il 24 febbraio del 2022 con l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia via terra, aria e mare. Una guerra che sta devastando le città ucraine, un intero popolo. Che sta mietendo vittime anche tra i giovani russi al fronte, fatto di cui i media russi non parlano. Una guerra che si sta combattendo anche sul fronte dell’informazione.
Non è il momento di diventare razzisti, ribadisce nel suo appello accorato il volontario, chiedendo di non espandere quel sentimento di odio verso un popolo che non deve pagare scelte sbagliate dei propri governanti.
«Soffriamo per il popolo ucraino, ma anche soffriamo con il popolo russo, perché anche il popolo russo è vittima delle scelte dei governanti».

La russofobia dilagante è percepita come un pericolo: «La sento da persone italiane con cui sono in contatto. Non capisco ad esempio perché non si possa fare una lezione sulla letteratura russa. Che senso ha? - dichiara il volontario, scusandosi per lo sfogo -. È il regime di questo momento che sbaglia, non bisogna per questo cancellare dalla faccia della terra il popolo russo e la cultura russa».

Noi volontari italiani in Russia viviamo in mezzo a due fuochi

L’informazione in Russia è filtrata. Putin con una legge ha vietato al mondo dei media di usare parole come “guerra” e “invasione”. La pena per queste notizie considerate fake news è fino a 15 anni di detenzione. Ad essere colpiti anche i normali cittadini. Ogni giorno 144 milioni di russi sono martellati da notizie patriottiche sull’”Operazione militare speciale”, così che viene definito l’attacco russo.
Reperire notizie, perciò, da fonti che non siano governative è complicato. Ancora di più avere una mentalità critica quando ciò che si ascolta è controllato. 
In un articolo sul Corriere della Sera Fabrizio Dragosei racconta un giorno trascorso sui siti dei media russi, tv, giornali, i quali fanno vedere un “mondo alla rovescia”, “una realtà alternativa”, «un mondo dove quelli che quasi tutto il pianeta considera vittime sono aggressori e gli invasori diventano buoni samaritani. Dove ciò che viene riferito da centinaia di giornalisti internazionali e mostrato da immagini filmate sono solo colossali bufale. Fake, come hanno imparato a dire i russi di fronte a qualsiasi notizia che non vada bene al signore del Cremlino».
Immagini in cui si vedono città bombardate delle repubbliche separatiste del Donbass ma non le città di Kiev o Mariupol o Kharkiv. Succede addirittura, scrive il giornalista, che quando «Kremyr ha tentato di raccontare alla sorella che vive a Perm in Russia quello che accade veramente a Kiev non è stata creduta». 
 
Lo conferma anche il volontario italiano. «Anche da noi, purtroppo, si può dire che i notiziari portano le notizie che sostengono le scelte del governo. I notiziari più liberi in questo momento non hanno spazio».
Anche alcuni social sono stati bloccati ma in tanti, racconta il volontario, hanno aggirato il blocco scaricando dei programmi che danno la possibilità di accedere ai social. Loro stessi comunicano attraverso i social, anche se la sicurezza è a rischio.
«È difficile anche per noi stare qui, ci troviamo in mezzo a due fuochi: anche le informazioni sono molto limitate, veniamo controllati e purtroppo siamo molto sottopressione, non solo noi, ma tutti quelli che hanno delle posizioni diverse dal governo».

Divisi tra il bene e il male

Essere italiani in questo Paese oggi non è semplice, anche per chi è in Russia da molti anni per aiutare la popolazione che soffre. Si vive in un clima di tensione perché manifestare il proprio pensiero, anche di dissenso alla guerra, potrebbe portare a delle conseguenze rischiose.
«È un momento molto difficile quello che stiamo vivendo - dice un altro volontario che vive in una zona più a sud della Russia - perché i mezzi d’informazione hanno creato questo antagonismo tra il bene e il male e noi ci troviamo dalla parte del male. Sembra che ci si debba schierare in due fazioni, invece di creare un’atmosfera basata sul dialogo».
La popolazione che si informa dalla televisione attraverso i canali filo governativi è la maggioranza ed è la popolazione più anziana. I giovani  invece sono mediamente più critici rispetto all’operato del governo di Putin perché sono in grado di informarsi di più utilizzando altri strumenti. Ma i volontari vivono soprattutto accanto alla gente comune, alla povera gente, persone che vanno avanti «cercando di non farsi troppe domande che potrebbero essere scomode e pericolose, anche se dentro sentono che non ci aspetta niente di buono».

In Russia in pericolo la salute pubblica

La gente comincia a sentire il peso delle sanzioni che hanno una ricaduta sulla salute pubblica. La comunicazione interna al Paese non aiuta certo a placare quel senso di ostilità nei confronti dei Paesi che hanno attuato queste misure restrittive. I volontari sono al fianco della popolazione e vivono le difficoltà che la gente stessa è costretta a vivere.
«Quando non si trovano medicine salvavita la gente non si fa troppe domande e la colpa ricade su chi ha attuato le sanzioni», ci fanno capire i volontari. E poi bisogna fare i conti con l’aumento del costo della vita e dei prodotti che non si trovano più sugli scaffali, come lo zucchero.
 
Una situazione veramente pesante da gestire per i volontari provenienti dall’Italia, Paese inserito nella lista nera dei “Paesi ostili” alla Russia.
«A livello economico la situazione è critica non arrivano più le medicine», conferma l'altro volontario. E anche lui constata come a pagare siano sempre i poveri che «stanno vivendo delle difficoltà per l’assenza di medicinali. Per le sanzioni i bambini epilettici non riescono a trovare il Depakin o altri medicinali che prima erano diffusi».
Decine di aziende farmaceutiche hanno promesso di continuare a inviare medicinali essenziali verso questo Paese, ma ci sono problemi di approvvigionamento. Secondo Emergency live «La produzione di molti farmaci prescritti in Russia ha componenti o produzioni all’estero, e questo ne impedisce il rifornimento alle farmacie russe, non fosse altro per l’impossibilità dei pagamenti». Di positivo c’è che a causa della sanzioni alla Russia tra i farmaci non essenziali bloccati rientrano anche quelli per la medicina estetica. Secondo alcune indiscrezioni riportate dal giornale britannico IndipendentVladimir Putin potrebbe ritrovarsi tagliato fuori da una fornitura di Botox da lui usato.

Rimaniano in Russia con la forza della fede

A dare loro la forza di resistere e restare in Russia in questo terribile momento segnato dalla guerra, da muri che si stanno sempre più innalzando, è la certezza che “Il Signore è qui con noi” dice uno dei volontari. «Mi hanno dato molto aiuto e sostegno le parole del Papa durante il discorso fatto in occasione della  Consacrazione di Ucraina e Russia al cuore immacolato di Maria, in cui ricordava che l’angelo diceva a Maria: "Non temere, il Signore è con te". Ecco, allora io cerco di vivere questo.»
L’altro volontario recita un pezzo del brano tratto dal Diario del pellegrino russo, uno dei libri più diffusi della spiritualità russa.
«Per grazia di Dio sono cristiano; per le mie azioni un grande peccatore. Per condizione un pellegrino, senza dimora e del genere più umile, che vaga da un luogo a un altro. Tutti i miei averi consistono in una bisaccia di pan secco sulle spalle e la sacra Bibbia sotto la camicia. Nient’altro. Durante la ventiquattresima settimana, dopo il giorno della Trinità, entrai in chiesa durante la liturgia per pregare un po’. Stavano leggendo la pericope della lettera ai Tessalonicesi nella quale si dice: “Pregate incessantemente”.»
La preghiera incessante del pellegrino racchiude il senso, per il volontario, dell’essere qui in Russia oggi. «Questa preghiera incessante è una preghiera per la pace e perché il mondo non dimentichi i doni di questo Paese, i doni di questo popolo, la sua spiritualità, la sua profondità, l’accoglienza che ha offerto a noi che siamo qui da tantissimi anni».
La speranza è che questa preghiera incessante, dopo tante prove, porti a riscoprirci tutti fratelli, riaprendo il dialogo di pace.